Salvini spinge per il referendum. Idem Chiamparino, anche se con modalità diverse. Di Maio dice di non aver letto l’analisi sul Tav ma che il suo partito «è contro l’opera». Tiepido sull’ipotesi consultiva il ministro più coinvolto di tutti, Danilo Toninelli: «Se ne parla solo in caso di necessità».

Prima ancora che l’esito finale dell’analisi costi-benefici sia ufficializzato, l’atteso documento diventa – come da copione – elemento di tensione nella maggioranza gialloverde e tema di scontro dentro ma soprattutto fuori dal Parlamento. A Torino è, infatti, tutto pronto per il flash mob Sì Tav che, sabato, proverà a rioccupare piazza Castello. È organizzato dalle sette professioniste, che animarono l’evento di due mesi fa, insieme all’ex sottosegretario berlusconiano Mino Giachino. Sono attesi sindaci del Nord, rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali e politici di diverso schieramento, dal Pd al Carroccio (senza bandiere).
Toninelli ha sottolineato che servirà ancora qualche giorno affinché l’indagine, curata dal team guidato dal professor Marco Ponti e ufficiosamente negativa, sia resa pubblica.

Attualmente «è sottoposta al vaglio di conformità». Dovrà essere comparata con l’analisi tecnico-giuridica, come per il Terzo Valico: in quel caso il risultato della prima fu ribaltato da quest’ultima. Ma che quell’opera venisse sacrificata sull’altare dell’alleanza di governo era un destino (quasi) scritto. Questa, è una storia diversa: qui, i pentastellati si giocano, ancor più marcatamente, la faccia. Il ministro delle Infrastrutture, intanto, mette le mani avanti: «Chiunque non è d’accordo per le opinioni, gli dirò che qui non ci sono opinioni, ci sono dei dati matematici e tecnici».

Lo scoglio leghista resta arduo. Salvini – dopo aver ingoiato malamente il rospo del parziale accordo sui migranti della Sea Watch – vuole vincere tutta la partita delle grandi opere. Direttamente o indirettamente. «Al governo si discute, anche sulle infrastrutture. Io sono a favore di nuove strade e ferrovie. La Tap, ad esempio, è in corso di attuazione. Sono a favore della Tav – dice, rivendicando il fatto di non aver letto una riga dell’analisi costi-benefici – e affinché vada avanti.

Se l’analisi dei tecnici fosse negativa, nessuno di noi vorrebbe né potrebbe fermare una richiesta di referendum». Il governatore del Piemonte Chiamparino ne parla da tempo: «Il governo non ha più alibi, i dati tecnici ci sono, li completi e decida. Se dirà no alla Tav, chiederò al Consiglio regionale di indire con apposita legge un referendum consultivo al quale, se lo riterranno, potranno unirsi i colleghi di Veneto, Lombardia, Valle d’Aosta, e Liguria, in modo da avere una grande giornata in cui tutto il Nord Italia potrà pronunciarsi su una eventuale decisione di bloccare la Tav».

La Lega accusa, però, Chiamparino di «far solo parole» sul referendum. «Dia un segnale forte di serietà, mettendo rapidamente mano alla proposta di legge per disciplinare il referendum consultivo targata Lega», dichiara Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera. «Se prima il centrosinistra aveva la scusa di non approvarla per evitare il referendum sull’autonomia, oggi la legge tornerebbe utile per la Tav».

La Torino-Lione sarà tema di scontro nella prossima tornata elettorale, amministrativa ed europea. A maggio, in Piemonte, si voterà per le regionali. E, sabato, non sarà una piazza così apartitica come nei proclami della vigilia. Da Torino si guarda a Roma: la tenuta del governo è a rischio? L’uomo che, al Senato, lanciò il pugno al cielo per il Decreto Genova prova a buttare acqua sul fuoco. «Una crisi? Eravamo pochi minuti fa in Consiglio dei ministri e ci siamo dati un cinque, quindi penso proprio di no» ha concluso Toninelli.