Ancora un grande dolore: la scomparsa la scorsa notte di Cecilia Mangini, grande documentarista e fotografa, una militante culturale e politica, una compagna. Ci siamo conosciuti ai tempi di Allarmi siam fascisti, il film documentario che aveva realizzato con Lino Micciché e Lino Del Frà, ma che tutti sapevamo fosse principalmente opera sua.
Con lei e con un gruppo di intellettuali socialisti (Lino Micciché, Mario Gallo, Bruno Torri, Lino Del Frà) iniziò da allora una comune battaglia per una politica cinematografica che restituisse al cinema tutta la sua specificità culturale e artistica.
Tra quel gruppo e la Sezione cinema della Commissione cultura del Pci, guidata da Mino Argentieri, iniziò anche un sodalizio politico-culturale che portò tra l’altro alla costituzione degli Enti cinematografici di Stato, alla riforma del cinema e alla nascita del Festival del Nuovo cinema di Pesaro. A volte con Cecilia ci siamo persi di vista per lunghi periodi, ma sapevamo sempre che stavamo dalla stessa parte, legati da un grande affetto, da una grande stima e rispetto reciproco.
Cecilia non si è mai tirata indietro: era di formazione socialista nel senso più pieno del termine, e in questi ultimi anni è sempre stata con noi e votato per noi di Rifondazione Comunista. La voglio ricordare con le sue parole in risposta – la scorsa estate – ad una ennesima richiesta di firma a un nostro appello per una manifestazione: «Cara Stefania, chiusa in casa da marzo, praticamente agli arresti domiciliari da tre mesi, ho troppa difficoltà a camminare mantenendo il metro di distanza regolamentare.
Consideratemi con voi, sono con voi e per voi, abbraccia per me Citto, a te un forte e caro caro abbraccio,
Cecilia».
Ciao Cecilia, Citto.