«Prima, quando si diceva poliziesco o noir tedesco si pensava subito ad un contesto narrativo molto tradizionale. Un ispettore, la sua squadra, un caso di omicidio da risolvere e, sullo sfondo, la tipica cittadina di provincia senza grande storia. Poi, le cose sono cambiate, gli spunti sono diventati più ricchi, complessi e l’approccio si è fatto più aperto. Il Krimi si è trasformato in un fenomeno sempre più globale». Per Melanie Raabe, cresciuta in un villaggio di quattrocento anime della Turingia prima di trasformarsi in una blogger molto conosciuta e in uno dei nuovi volti della letteratura noir, non ci sono dubbi: pur senza volergli mancare di rispetto, l’ispettore Derrick può godersi la pensione.

IL PRIMO FESTIVAL italiano dedicato al Krimi (che si inaugura oggi al Nuovo Sacher di Roma, www.festivalkrimi.com), presenta chicche cinematografiche e incontri con autori e autrici proprio per misurare i contorni di questo fenomeno che va dalla longeva serie tv Tatort, fino al cosiddetto psychothriller e ai risvolti sociali e politici dei romanzi più recenti che indagano il passato nazista come il recente montare del razzismo contro profughi e rifugiati.

Accanto a Melanie Raabe, che arriva in Italia sulla scorta del successo ottenuto in patria con due romanzi, La verità e La trappola (Corbaccio), tra i molti nomi selezionati per l’evento romano si incontrano quelli di Friedrich Ani, figlio di madre tedesca e padre siriano, creatore del detective Tabor Süden che indaga sul lato in ombra del «modello bavarese» (Emons), di Veit Heinichen, berlinese che vive ormai da molti anni a Trieste dove sono ambientate le inchieste del suo commissario, Proteo Laurenti – ultimo romanzo pubblicato La giornalaia (e/o) – e di Andreas Gruber, austriaco, arrivato al noir dalla fantascienza e dall’horror (Longanesi ha tradotto quest’anno Sentenza di morte). Accanto a loro, ci saranno anche le coppie di autori formata da Volker Klüpfel  e Michael Kobr, Brigitte Glaser e Andreas Pflüger.

DUE SONO LE TENDENZE emergenti di un filone editoriale seguitissimo dal pubblico: una più legata alla riflessione storica e sociale e un’altra, più thriller che noir in senso stretto, che ha fatto da tempo della paura la sua caratteristica peculiare. Tra gli ospiti di Krimi, al primo campo appartiene Harald Gilbers che con Berlino 1944 (Emons) ha inaugurato una serie dedicata al crollo del regime nazista. «Analizzo la società del Terzo Reich come un crimine – afferma Gilbers -. Se molte persone, in Germania, vogliono dimenticare quel passato i miei romanzi si propongono l’obiettivo contrario».

L’altra tendenza dominante il krimi è invece incarnata da Wulf Dorn, principale protagonista del cosiddetto psychothriller che immerge il lettore in un clima di crescente e inarrestabile terrore. Il suo nuovo romanzo, Gli eredi (Corbaccio) è incentrato sulle minacce che pesano sui più piccoli. La chiave per capire il grande successo dei libri di Dorn è senza dubbio la paura. «In effetti – spiega lo scrittore bavarese – sento che questo è diventato il grande tema dei nostri giorni. Tutti temono il crimine e il terrorismo, ma anche di perdere il lavoro o di ammalarsi. Di solito non raccontiamo molto agli altri di tutto ciò, ma leggendo (e scrivendo) tali storie possiamo cercare di far fronte in qualche modo alle nostre paure. E non credo che tutto ciò abbia senso solo in Germania».