Si rafforza il fronte degli anti-Poletti: dopo le modifiche al decreto introdotte al Senato, da Rimini, dove la Cgil tiene le sue Giornate del Lavoro pre-Congresso, parla Susanna Camusso, attaccando pesantemente il provvedimento del governo. Ma, ineditamente, alza la voce anche la Cisl. A farsi sentire via tweet è Raffaele Bonanni, questa volta davvero netto nei confronti della misura firmata dal ministro del Lavoro e peggiorata da un accordo tra Pd e Ncd: «Alt! Chi non rispetta regole tempo determinato deve assumere a tempo indeterminato, altro è ingiusto». Il segretario si rivolge direttamente al premier Matteo Renzi con l’hashtag #renzirispettasindacato.

E non basta, perché il leader della Cisl poi declina meglio il suo pensiero, dedicandogli più dei classici 140 caratteri: «Non ci sono dubbi – dice Bonanni – Le modifiche introdotte ai contratti a termine sono più a favore delle aziende che dei lavoratori. La trasformazione dell’obbligo di assunzione in una multa è una cosa incomprensibile, che sfugge sia sul piano tecnico che politico”. Ma non basta ancora, perché il segretario cislino parla addirittura di “menefreghismo” di Renzi nei confronti dei lavoratori: “È proprio palese il menefreghismo che c’è nei confronti del mondo del lavoro e in particolare dei lavoratori. Si scavalcano le parti sociali per fare ciò che si vuole a danno dei lavoratori. Faremo le nostre iniziative e informeremo tutti i lavoratori della valenza gravissima che ha questa vicenda».

Menefreghismo che in parte sembrerebbe confermato dal fatto che il premier ha deciso di disertare, nonostante esplicito e pubblico invito, il Congresso della Cgil: mentre qualche settimana fa è stato invece al Salone del Mobile di Milano, e ha parlato agli imprenditori. Da Rimini, dove la poltrona preparata per il presidente del consiglio sarà vuota, Camusso ribadisce le sue critiche al decreto Poletti: “Se gli annunci corrispondono alla realtà mi pare che si sia ulteriormente peggiorato un decreto che già non andava bene: si aumentano le forme di precarietà, invece che di assunzione – dice la segretaria – Mi pare che si continui a sancire la precarietà come unica strada da utilizzare. Così si toglie l’unico argomento e si passa alle sanzioni pecuniarie: che è un modo per dire che non c’è più un vincolo e un’idea di limitazione e che ci sarà un uso illimitato, e anche illegittimo, di forme di lavoro a termine”.

Insomma, se già la Cgil era contraria all’impianto generale del decreto – che aveva anche chiesto di ritirare, attendendo la riforma più generale del lavoro con il contratto unico a tutele crescenti – con le attuali modifiche vede un netto peggioramento: e si rafforza la possibilità, già ventilata qualche giorno fa da Camusso, di arrivare a una mobilitazione, visto che anche la Cisl ora la sdogana e parla di iniziative.

La Uil, al contrario, è favorevole al decreto, perché secondo Luigi Angeletti “la multa è un buon deterrente: le imprese già si lamentano che è troppo alta”. Critica, invece, come Cgil e Cisl, la Ugl di Giovanni Centrella, travolta in questi giorni da un’inchiesta giudiziaria sull’uso illecito di fondi del sindacato.

A Camusso risponde il sottosegretario al Lavoro, Luigi Bobba: “Quella della Camusso è una valutazione personale, che non trova giustificazione negli atti del governo che vanno in una direzione del tutto contraria – dice – L’entità della sanzione pecuniaria, proposta in sostituzione dell’obbligo di assunzione a tempo indeterminato, è tale da scoraggiare chiunque a superare un vincolo che, tra l’altro, non era previsto nella normativa precedente”.

Continua a difendere il testo, così come è stato corretto al Senato, anche il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano: attorno a lui si raccoglie un’area labour del Pd che punta a chiudere questo capitolo, e anzi paventa il rischio che “non si faccia in tempo ad approvare la legge”. Il decreto, per non scadere, dovrebbe avere l’ok entro il 19 maggio: e pensiamo solo ai contraccolpi su Renzi a una settimana dalle elezioni, se il premier dovesse fallire questo “colpo”. Tanto che ormai si dà per scontato che verrà posta la fiducia.

Ma dal Pd non è invece soddisfatto Stefano Fassina, che al contrario chiede venga corretto al passaggio alla Camera un testo che a questo punto si è troppo squilibrato a favore delle imprese: e la sua posizione evidentemente adesso si rafforza grazie alle uscite della Cisl, che si sommano alle critiche della Cgil.

Di “schifezza” e “capolavoro della destra” parla Nichi Vendola, leader di Sel. E secondo Giorgio Airaudo, capogruppo Sel in Commissione Lavoro della Camera, “il decreto va fermato con ogni mezzo al Senato e poi alla Camera: è giusto che decada, perché è un danno per i lavoratori, i disoccupati e i precari”.