Tra i grandi pensatori tedeschi del primo Novecento, dominatori della scena intellettuale per vari decenni e costretti a rifugiarsi all’estero dalla persecuzione nazista (Adorno, Horkheimer, Marcuse, Arendt, Anders, ecc) o a suicidarsi, come Benjamin, la figura che ha conservato meno rilievo e attenzione nell’opinione colta italiana è senz’altro quella di Ernst Cassirer. Docente all’università di Amburgo dal 1919 al 1933, venne costretto a fuggire peregrinando prima in Inghilterra, poi in Svezia, infine negli Usa, dove morì nel 1945.

DOPO LA FUGA, subì una cancellazione radicale dalla scena culturale tedesca e solo lentamente riemerse nella discussione filosofica internazionale. Segnalare il libro di Giuseppe Saponaro (il maggiore studioso italiano del filosofo tedesco) Per Ernst Cassirer, Aracne editrice, pp. 377, euro 18) non è importante solo perché costituisce un’occasione per ricordarlo ai lettori italiani nei suoi aspetti più profondi e attuali. I saggi raccolti da Saponaro toccano, infatti, alcuni dei temi più rilevanti affrontati da Cassirer nel corso della sua vasta opera di ricerca – dall’antropologia del Rinascimento, al concetto di tempo in Kant, al tema della storia nell’Ottocento, ecc. Ma c’è un’altra ragione di attualità, che giustamente Saponaro mette bene in evidenza.

È IL TEMA DELLA CONOSCENZA, vale a dire l’interesse preminente di questo pensatore, che lo ha portato a studiare Cartesio e Kant, ma anche il pensiero scientifico di Galileo, Newton, Einstein. E forse questa è la ragione segreta dello scarso interesse che per lungo tempo ha suscitato il suo pensiero presso le élites intellettuali del secondo Novecento, interessate alle questioni esistenziali e ai nodi problematici della modernità, mentre il pensiero scientifico tendeva a muoversi sempre più autonomamente entro nicchie di specialismo disciplinare.
E tuttavia proprio questo specifico interesse per i meccanismi della conoscenza, le dinamiche e le questioni del sapere sono probabilmente una delle ragioni della «Cassirer Renaissance» – come ricorda Saponaro – della grande ripresa di interesse per il filosofo che si va manifestando a livello internazionale.

IL SUO INTERESSE per la conoscenza – e soprattutto per i rapporti tra sapere scientifico e umanistico – mostra un’attualità davvero sorprendente, in una fase storica in cui la più rozza e scadente ideologia capitalistica (e le semplificazioni di un ceto politico asservito e semianalfabeta) hanno messo nell’angolo la cultura umanistica, considerata inutilizzabile ai supremi fini della crescita economica.
In un articolo del 1944, riportato in apertura da Saponaro, le riflessioni di Cassirer illustrano la condizione di smarrimento e disordine culturale della nostra epoca: nella quale a una ricchezza incomparabile di conoscenze e informazioni non corrisponde l’unità culturale che solo potrebbe fornirle un senso.

«NESSUNA delle precedenti età – scrive il filosofo – si è trovata in una posizione migliore della nostra per quel che riguarda le fonti a cui attingere per conoscere la natura umana. La psicologia, l’etnologia, l’antropologia e la storia hanno raccolto un imponente e sempre più ricco materiale. Gli strumenti tecnici per l’osservazione e la sperimentazione sono stati gradatamente perfezionati e le analisi sono divenute più penetranti e approfondite. Tuttavia sembra che non sia stato ancora trovato un metodo per padroneggiare e organizzare tutto questo materiale. In paragone con le attuali conoscenze il passato può apparire assai povero. Ma una ricchezza di fatti non significa necessariamente una ricchezza di pensiero. A meno di trovare un filo d’Arianna che ci porti fuori da questo labirinto, non si potrà giungere a una vera conoscenza del carattere generale della cultura umana; ci si troverà sperduti fra una massa di dati sconnessi e disgregati che sembrano escludere qualsiasi unità ideale».
Una registrazione perfetta della condizione attuale, di straripante accumulazione. Tanto di merci quanto di conoscenza, deprivata di ogni orizzonte spirituale, perché l’unico senso che galleggia sul caos è il profitto.