Ci sono libri che attendono a lungo il loro turno prima di essere scoperti e che, una volta emersi dal cono d’ombra in cui sembravano sprofondati, svelano quanto sia sempre parziale e provvisoria la visione che abbiamo di una parte del mondo, e della letteratura stessa. È certamente il caso di Satantango di László Krasznahorkai, opera di esordio per la prima volta tradotta con splendida resa da Dora Várnai, a trentuno anni di distanza dall’uscita, benché universalmente nota (Bompiani (pp. 318, euro  20,00). Un caso appena meno bizzarro se si considera che il testo in questione è stato scritto in...