Era arrivato a Lampedusa solo un mese fa, Brahim Aoussaoui. Era il 20 settembre e quello che poco più di un mese dopo sarebbe diventato l’assassino di Nizza era sbarcato mischiato ai tanti disperati che a bordo di una ventina di barconi avevano raggiunto l’isola in un solo giorno.

Come tutti era stato identificato – foto segnaletica e impronte digitali -, messo in quarantena e indagato dalla procura di Agrigento per immigrazione clandestina. Infine, il 9 ottobre, il trasferimento in un centro per i rimpatri di Bari dal quale sarebbe riuscito a fuggire riuscendo così a raggiungere la Francia dove si è guardato bene dal cercare l’aiuto di una delle organizzazioni che assistono i migranti, visto che anche in quel caso sarebbe stato registrato.

Particolare non secondario, perché proverebbe le intenzioni criminali con cui Aoussaoui sarebbe arrivato in Europa.

Sono bastate queste poche informazioni sul ventunenne terrorista tunisino per scatenare le solite reazioni delle destre contro l’immigrazione, con la Lega che è arrivata a chiedere le dimissioni della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, a pretendere di nuovo la chiusura dei porti continuando a polemizzare sull’imminente messa in soffitta dei decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini quando ai vertici del Viminale c’era lui.

In realtà il fatto che siano state sufficienti poche ore a dare un nome all’uomo che ieri mattina ha seminato morte e terrore nella basilica di Notre Dame a Nizza, dimostra l’efficienza del sistema di accoglienza italiano. Aoussaoui non è sfuggito ai controlli ai quali tutti i migranti vengono sottoposti al momento dello sbarco e solo l’impossibilità di rimpatriarlo immediatamente gli ha permesso di fuggire. Ma i rimpatri rappresentano da sempre un problema per tutti i governi, compresi quelli di cui la Lega ha fatto parte.

Non a caso di fronte alle polemiche che hanno coinvolto la sua isola, ieri il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, ha invitato tutti a evitare facili speculazioni: «Sarebbe un grave e pericoloso errore raccontare questa vicenda con semplificazioni che rischiano di spazzare via l’impegno e i sacrifici della nostra comunità sul fronte umanitario», ha detto. «Servono maggiori controlli ma Lampedusa non può essere accusata di nulla».