Anche il presidente di Mps, Massimo Tononi, rimette il proprio mandato nelle mani del consiglio di amministrazione della banca. Quel cda nel quale viene cooptato Marco Morelli, che dalla prossima settimana sarà amministratore delegato dell’istituto di credito al posto del dimissionato (dal governo) Fabrizio Viola. Ma se davvero le cose sono arrivate a questo punto, non ha torto Corrado Passera a insistere nel tentativo di acquistare il Monte dei Paschi.
L’ex ad di Intesa Sanpaolo, coadiuvato da Ubs e alcuni gruppi finanziari a stelle e strisce fra i quali si continua a parlare del potentissimo BlackRock, lavorerebbe ancora al suo piano di salvataggio con una ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro – senza passare dal cosiddetto “mercato” – ben sapendo che la banca, che oggi capitalizza la miseria di 700 milioni, è in teoria agevolmente scalabile. Solo in teoria, perché il racconto fatto da Fabrizio Viola agli altri membri del board della banca, fra cui lo stesso Tononi, sull’interventismo di Palazzo Chigi a sostegno di Morelli e soprattutto di Jp Morgan, fa capire la portata dello scontro.
Con la disinvoltura che gli è propria, il presidente del consiglio Renzi ha fatto dire lunedì a Porta a Porta al ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, che sul piano di ricapitalizzazione da 5 miliardi made in Jp Morgan e Mediobanca pesa l’incognita del referendum costituzionale. Come dire che un possibile “No” alla deforma Renzi-Boschi metterebbe a rischio la banca, e in particolare i risparmi di decine di migliaia di famiglie di risparmiatori convinti ad acquistare nel biennio 2008-09 sub-obbligazioni destinate, in caso di bail-in, a diventare carta straccia come nel caso di Etruria, Marche & c.
Morelli è stato “presentato” a inizio settimana a Francoforte dallo stesso Tononi. Agli occhi della Bce probabilmente non ce n’era bisogno, visto che il nuovo ad è banchiere di lungo corso: ad e dg di Jp Morgan Italia e nel comitato esecutivo di Jp Morgan Europa nei primi anni 2000; poi da giugno 2006 a febbraio 2010 vicedirettore generale del Monte dei Paschi guidato da Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, che lo avevano nominato anche Cfo e ad di Mps Capital Services Banca per le imprese; infine un passaggio da Intesa San Paolo, e dal 2012 ad oggi “vice chairman” di Bank of America Merrill Lynch per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa.
Il problema è che Morelli, come rivelato dai numerosi atti giudiziari delle inchieste sul Monte dei Paschi – nelle quali la sua posizione è stata archiviata – nei suoi quattro anni a Siena non è comunque stato un semplice passacarte. E se anche può apparire solo burocratico il passaggio secondo cui “come previsto dalla regolamentazione vigente, la nomina del nuovo amministratore delegato sarà soggetta alla valutazione da parte della Bce”, potrebbe non dare una bella impressione la nomina di un banchiere multato, per gli anni Mps, da Bankitalia. E che, secondo i siti specializzati, dovrebbe portare con sé manager come Francesco Mele di Nomura in Italia, possibile Cfo.
A sentir parlare della Mps di Mussari e Vigni e di Nomura, i senesi – che da almeno tre anni non contano più nulla – si sentono male. Vedi la notizia che i pm milanesi nell’inchiesta sui magheggi Mps, per i quali peraltro i loro colleghi di Siena hanno creduto alle giustificazioni di Morelli sulla sua opposizione alle operazioni di Mussari e Baldassarri – hanno scoperto che un rapporto della BaFin (la Consob tedesca) su Deutsche Bank rivela che dietro il derivato Santorini c’era una condivisione dell’occultamento delle perdite di bilancio di Mps tra il management dell’istituto tedesco e quello senese.
Chi vivrà vedrà. Quel che è certo, dicono in Piazza del Campo, è che dopo l’incontro estivo fra Matteo Renzi e Jamie Dimon, numero uno di Jp Morgan, quest’ultima è entrata a gamba tesa dentro Rocca Salimeni. E sulla ricapitalizzazione – per non parlare dei 10 miliardi di crediti deteriorati netti da smaltire – si rinvia a dopo il referendum costituzionale. Così il titolo Mps continua a scendere, ieri quotava la miseria di 0,22 euro.