Sola, nera, grassa e pelosa: vive al buio, asserragliata nell’ufficio che fu del megadirettore. Intorno a lei, sulle pareti che un tempo vedevano grafici e planisferi, oggi ci sono sculture di cartapesta colorate: teschi con le orbite oculari vuote e buie, scheletri che baciano il volto delle fanciulle di Klimt. È la Decomposizione operaia, galleria creata da Francesco Bisceglie, operaio artista genialoide che resiste, insieme a cinquanta colleghi, dentro l’immensa fabbrica da duecento maledetti giorni. DAL MOMENTO IN CUI hanno ricevuto una lettera di licenziamento, pardon «mobilità», dai capi della General Electric, il colosso che ha allungato le unghie sulla...