Larghe spiate per il governo
Datagate La Nsa avrebbe spiato palazzo Chigi e i nostri 007 avrebbero lavorato con i servizi inglesi. Letta: «Inaccettabile, serve verità»
Datagate La Nsa avrebbe spiato palazzo Chigi e i nostri 007 avrebbero lavorato con i servizi inglesi. Letta: «Inaccettabile, serve verità»
Non solo Francia e Germania e non solo il cellulare di Angela Merkel. Il grande fratello made in Usa avrebbe tenuto sotto controllo anche il governo italiano. «La Nsa porta avanti molte attività spionistiche anche sui governi europei, incluso quello italiano» avverte Gleen Greenwald, il giornalista americano custode dei segreti di Edward Snowden. Che non si limita – si fa per dire – a questa rivelazione. Sempre secondo Greenwald l’Italia sarebbe stata infatti spiata anche dai servizi britannici, a quanto pare attenti anche ai movimenti delle nostre aziende e non solo a possibili rischi legati al terrorismo, e aiutati in queste operazioni di spionaggio dai servizi segreti italiani.
Rivelazioni che naturalmente ora dovranno essere verificate e confermate, ma che intanto fanno fare un salto sulla sedia a Enrico Letta. «Non è accettabile e concepibile che ci siano attività di questo tipo» è la prima reazione del premier, a Bruxelles per il vertice Ue che, oltre al tema dell’immigrazione, deve affrontare proprio la questione Datagate. «Ovviamente vanno fatte tutte le verifiche, ma vogliamo tutta la verità – continua Letta -. Non possiamo accettare che ci siano zone d’ombra o dubbi». E da Roma il vicepremier Angelino Alfano assicura che il governo si muoverà per proteggere la privacy degli italiani «senza guardare in faccia nessuno».
Alla fine lo scandalo Datagate ha superato i confini francesi e tedeschi per arrivare fino da noi. Le rivelazioni di Greenwald sono contenute in un’intervista che il giornalista americano ha dato all’Espresso e che il settimanale pubblica nel numero in edicola oggi. E confermano come le preoccupazioni avute dopo la prime rivelazioni di Edward Snowden potrebbero non essere del tutto immotivate. Anzi. Adesso si scopre che oltre a essere finita nel mirino del sistema Prism della Nsa, l’Italia era tenuta d’occhio anche da un programma parallelo, il britannico Tempora, che si sarebbe avvalso della collaborazione del nostri servizi, come dimostrerebbero i documenti in possesso di Greenwald. Documenti che, prosegue l’Espresso, affermano che i nostri apparati di sicurezza avevano un «accordo di terzo livello» con l’ente britannico che si occupava di spiare le comunicazioni. Il terzo livello è quello con cui verrebbe considerata di massimo fiducia la fonte delle informazioni.
Mail, sms e telefonate passate al setaccio ufficialmente per fronteggiare l’emergenza terrorismo dopo l’11 settembre. Ma non solo per quello. Londra sarebbe stata interessata anche a un altro tipo di informazioni, al punto che avrebbe autorizzato i propri 007 a spiare anche aziende, politici e capi di Stato pur di intercettare «le intenzioni politiche dei governi stranieri». Tra le priorità ci sono notizie sulla diffusione di armi atomiche, batteriologiche o chimiche verso nazioni ostili, ma anche la vendita di tecnologie militari, un’attività commerciale svolta legalmente anche da aziende italiane. Senza disdegnare informazioni finanziarie. «Industria e finanza sono il fronte caldo dello spionaggio, e non meraviglia che gli inglesi possano aver cercato informazioni di questo tipo, fa parte del loro comportamento storico», dice il senatore Felice Casson (Pd), membro del Copasir, il comitato parlamentare sulla sicurezza. «Logica ed esperienza del resto dicono che attività di questo genere non si fermano ai confini francesi o davanti al Bundestag».
Solo due giorni fa il sottosegretario con delega ai servizi segreti Marco Minniti è intervenuto proprio davanti al Copasir confermando come gli Usa avessero acquisito dati relativi a mail, sms e telefonate verso e dagli Stati uniti, smentendo però qualsiasi ruolo nella vicenda da parte del nostri servizi segreti. E a luglio, sempre parlando al Copasir, era stato l’ambasciatore Giampiero Massolo, direttore del Dis, a negare ogni passaggio illegale di dati dall’Italia verso gli Stati uniti. «Non c’è nessun grande fratelli illegale», aveva assicurato Massolo.
Adesso le parole di Greenwald – se confermate – racconterebbero un’altra storia. «Se fossero vere sarebbero gravissime», commenta Claudio Fava, deputato di Sel e membro anche lui del Copasir. «Per lunedì in commissione è prevista l’audizione del procuratore Armando Spataro proprio sull’efficacia del sistema metadati nel sistema investigativo, chiederò che sempre lunedì si possa sentire di nuovo l’ambasciatore Massolo». «Purtroppo – dice invece Fabrizio Cicchitto, Pdl, presidente della commissione Esteri della Camera – gli Usa stanno mettendo in evidenza un misto di arroganza del potere e anche di incredibile inefficienza gestionale di partite assai delicate».
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