Edward Snowden ha scelto il Venezuela? Ieri sera, un tweet di Alexei Pushkov, presidente della commissione affari costituzionale della Camera russa ha fatto rimbalzare la notizia sui media internazionali, ma poi il messaggio è scomparso e il «toto talpa» è ricominciato. Certo è che Nicolas Maduro, presidente della Repubblica bolivariana, ha annunciato di aver ricevuto una richiesta ufficiale di asilo politico, e si è detto pronto ad accoglierla.

Stessa disponibilità hanno espresso Nicaragua e Bolivia, come già aveva fatto l’Ecuador. Cuba e Uruguay hanno sostenuto la decisione. Gli Stati uniti hanno inviato a tutti i paesi una richiesta d’estradizione e di pronta consegna della «talpa» anche ai paesi di transito.

L’Irlanda – uno dei paesi a cui Snowden si è rivolto e da cui potrebbe passare se decidesse di andare in Sudamerica – ha respinto la richiesta per un vizio di forma: gli Usa devono riformulare la domanda – ha stabilito l’Alta Corte irlandese.
Lunedì, l’ex consulente Cia ha iniziato la sua terza settimana al terminal dell’aeroporto moscovita di Sheremetievo. Le sue rivelazioni sul gigantesco piano di intercettazioni illegali messo a punto dagli Usa stanno complicando le relazioni diplomatiche tra Washington e l’America latina. Un reportage, pubblicata dal giornale brasiliano O Globo, parla di cinque basi segrete in Brasile, Venezuela, Colombia, Panama e Messico che monitoravano in modo costante e con diversi gradi di intensità Argentina, Cile, Nicaragua, Ecuador, Paraguay, Costa Rica..

Secondo i documenti, almeno fino al 2002, nelle basi in questione hanno operato anche squadre di agenti segreti. Le conferme – si legge nel reportage del giornale carioca – si hanno solo per la base di Sabana Seca, a Porto Rico. Mediante il programma Prism l’Agenzia nazionale di sicurezza degli Stati uniti (Nsa) ha carpito informazioni commerciali o militari a tutto il continente. Tra gennaio e marzo scorso, la Nsa ha utilizzato anche altri programmi come il «Boundless Informant», capaci di intercettare chiamate telefoniche e accessi a internet.

Un altro programma, X-Keyscore, in grado di identificare la presenza di uno straniero in un determinato paese attraverso la lingua usata nelle mail, è stato usato in Colombia, Ecuador e Venezuela nel 2008. Il 1° marzo di quell’anno avvenne il massacro di Sucumbios, in Ecuador, durante il quale persero la vita una ventina di guerriglieri delle Farc, quattro studenti messicani e un cittadino ecuadoregno: molti dei quali finiti a sangue freddo col calcio del fucile o con spari nella schiena durante un assalto di truppe colombiane effettuato dopo il bombardamento.

Le attività di spionaggio in Colombia – riferisce O Globo – si sono intensificate dopo la morte del presidente venezuelano Hugo Chávez, il 5 marzo scorso. Il governo brasiliano – che non intende accogliere Snowden – ha aperto un’inchiesta. Il ministro degli Esteri, Antonio Patriota, si è però sentito «incoraggiato» dalla «disponibilità al dialogo» mostrata dagli Stati uniti che, in ottobre, dovrebbero ricevere la visita della presidente Dilma Rousseff – la prima di un capo di stato brasiliano dal ’95.

Ieri, il ministro degli Esteri ecuadoregno, Ricardo Patiño, ha detto che i microfoni scoperti nell’ambasciata del suo paese a Londra, potrebbero far parte dello stesso piano di spionaggio, a cui hanno partecipato anche i servizi segreti britannici. Nella sede diplomatica ecuadoregna è ancora imbottigliato il cofondatore del sito Wikileaks Julian Assange, al quale Quito ha concesso asilo politico, ma che Londra vuole estradare. «Se avessero bloccato l’aereo di Obama sarebbe scoppiata una guerra», ha detto ancora Patiño riferendosi a quanto accaduto al presidente boliviano Evo Morales. Di ritorno da Mosca, il capo di stato aveva dovuto atterrare a Vienna, perché Francia, Portogallo, Spagna e Italia gli avevano impedito di sorvolare il proprio spazio aereo: su indicazione della Cia, convinta che sull’aereo si trovasse Snowden. Un incidente diplomatico che ha suscitato indignazione generale in America latina e richieste di «scuse pubbliche» ai paesi europei. Finora ha risposto la Francia, mentre la Spagna ha parlato di «malinteso».

Ieri è stata convocata una riuione dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), dove la Bolivia, con l’appoggio di Venezuela, Nicaragua e Ecuador, ha presentato un progetto di risoluzione per «condannare le palesi violazioni del diritto internazionale» compiute nei confronti di Morales. Del fatto se ne parlerà anche nella riunione del Mercosur del prossimo venerdì, quando il Venezuela assumerà la presidenza temporanea perché il Paraguay che la reclama rimane sospeso. La sollecitazione è arrivata da Argentina, Brasile e Uruguay, che hanno espresso solidarietà a Morales.