Hanno scelto il primo aprile, mercoledì prossimo, come il giorno giusto per l’approvazione (in prima lettura) della legge cosiddetta “anticorruzione” al senato. La legge – otto articoli piuttosto modificati rispetto alla proposta di inizio legislatura del presaidente Grasso – prevede sostanzialmente l’innalzamento delle pene per la corruzione (si arriva fino a 12 anni per la corruzione in atti giudiziari) e la riformulazione del reato di falso in bilancio, con un regime più tollerante per le società non quotate. Non proprio quell’intervento “di sistema” tanto spesso evocato, ma anzi un provvedimento nemmeno coordinato con quello approvato martedì alla camera che allunga i termini di prescrizione per la stesso reato di corruzione.
Da qui – anche da qui – i problemi nella maggioranza, con gli alfaniani che si sono astenuti a Montecitorio e che minacciano “battaglia” a palazzo Madama (dove possono essere determinanti). Tensioni ravvivate ieri dalla presidente della commissione giustizia della camera. la democratica Donatella Ferranti, secondo la quale “il preoccupante dato che emerge dal report dell’Ocse sulla corruzione rende a maggior ragione incomprensibile l’atteggiamento del Ncd, mi auguro un ravvedimento operoso al senato”.

Il report dell’Ocse in questione è in realtà il documento preparatorio della conferenza sulla corruzione che è cominciata ieri a Parigi, che peggiora le già pessime stime del 2013 di Transparency international, spostando l’Italia dal terzultimo all’ultimo posto tra i paesi sviluppati quanto a corruzione percepita.

Il primo risultato del grande freddo tra Ncd e Pd – la cui origine ha a che fare con la corruzione sono nel senso che riguarda le dimissioni dell’ex ministro Lupi e la partita per la sua sostituzione – è appunto la frenata sull’anticorruzione. Che espone il presidente del senato a una gaffe: Grasso comincia la giornata prevedendo un’approvazione dell’aula entro la settimana, poi , dopo la conferenza dei capigruppo, deve prendere atto che si va a mercoledì. E fedeli all’accordo, i senatori del Pd cominciano da subito a intervenire in massa nella discussione generale – mentre in tanti altri passaggi come le riforme o la legge elettorale hanno saputo dare prova di mutismo interessato.
Contraria Forza Italia, che parla di provvedimento “manifesto”, “non una buona legge ma una grida manzoniana per dare un segnale”. Sono critici, ma non nel tutto, i grillini e Sel. E la stessa posizione potrebbe assumere la Lega. Nel conteggio finale, i 36 voti degli alfaniani possono risultare indispensabili. Il ministro della giustizia Orlando si esercita allora in una professione di serenità: “Il relatore è del Ncd, il testo è concordato con il Ncd, non vedo perché dovrebbero dare battaglia”.

Oggi e martedì prossimo saranno i giorni dedicati all’esame degli emendamenti, prima delle dichiarazioni di voto e del voto finale mercoledì pomeriggio. Gli emendamenti sono 213 e non mancano proposte di modifica firmate da senatori del Pd, anzi sono almeno una quindicina. Tra queste una che si riferisce direttamente alla prescrizione (la legge approvata in prima lettura alla camera) e propone di congelarla del tutto dopo il rinvio al giudizio (idea anche dei grillini). Un altro emendamento riscrive la legge Severino, riportando a un’unica fattispecie la concussione per costrizione e la concussione per induzione (della distinzione ha beneficiato Berlusconi nel processo Ruby). Una terza proposta di modifica del Pd aumenta la pena massima per il falso in bilancio delle società non quotate, così da consentire il ricorso alle intercettazioni durante le indagini. In ognuno di questi passaggi i senatori del Ncd saranno sicuramente di opinione opposta.