Un format che è l’apoteosi del racconto di viaggio, perché ci sono le parole, la musica e le immagini. Un lavoro artigianale che di primo acchito sembra il prodotto di tre cialtroni vacanzieri come se ne vedono tanti, ma che in controluce svela un costrutto ironico/amaro. Vacanzieri sì, ma a che prezzo. I lucani Smania Uagliuns (Rural Chic Revolution, 2008, TrogloDigital, 2013) sanno confondere le acque con creatività: usano l’hip hop ma con basi soul, sono goliardici ma profondi, come quando il loro brano Piaccio a Luca divenne la colonna sonora del 28° Festival Mix Milano e inno gay. Li ritroviamo ora con Travel Experiment, un diario particolare che prevede l’uscita di canzone e video che prendono forma nelle città che visitano (pero ora Marsiglia e Bucarest).

«Il nostro approccio è mirato – ci dicono in un bar di Milano dove stanno promuovendo l’operazione – a scoprire i dettagli e a mescolarci tra la gente del posto per vivere un’esperienza di totale immersione nella cultura locale». Una città si può raccontare in tanti modi, la band parte dai cliché per sprofondare nell’anima condivisa di una metropoli: «Ricerchiamo ciò che non conosciamo a priori ma che si materializzerà sotto i nostri occhi e quelli della nostra action camera in maniera del tutto spontanea. Ogni angolo del globo ha qualcosa di unico ma preferiamo raccontare quelli fuori dai radar turistici, che preservano un sapore primitivo». La loro musica si fonde con quella popolare e autoctona, una contaminazione bilaterale senza compromessi: «In entrambi gli episodi abbiamo cercato di restituire all’ascoltatore ciò che abbiamo captato per le strade, inserendo registrazioni ambientali e sample di dischi comprati in loco, ottenendo così quell’esotismo che ci interessava convogliare nei pezzi. Siamo stimolati nel creare un brano irripetibile per ciò che riguarda anche la parte testuale, piena di realia e dettagli indigeni. L’immediatezza con cui abbiamo realizzato i brani è stata conferita dai luoghi stessi che ci suggerivano di volta in volta cosa comporre».

Nei testi sono esposte ironicamente le criticità e gli stereotipi degli italiani all’estero, senza però mai oltrepassare quel sottile confine del cattivo gusto: «È interessante proprio stare in bilico. Vogliamo provocare perché è importante “pretendere” di più dagli ascoltatori, spiazzandoli con concetti che abbiano diversi livelli di lettura. Sapevamo di osare con Bucarest ma meglio essere irriverenti rischiando di essere fraintesi piuttosto che con una seriosità spicciola, senza applicare filtri a posteriori che avrebbero snaturato l’estemporaneità della nostra esperienza. Abbiamo fatto bene: sono molti i ragazzi rumeni che ci stanno apprezzando». Un format che non può essere applicato ovunque, evidentemente: «Vorremmo puntare la bussola al di fuori del vecchio continente, sicuramente però non andremmo a Londra, Parigi, Barcellona o Mykonos. Il progetto si fonda su alcuni criteri che escludono rotte troppo battute e decantate. Per inclinazione preferiamo qualcosa di diversamente turistico».