«Nei primi due mesi dell’anno sono stati assunti 79 mila lavoratori a tempo indeterminato? Bene, io vorrei che ne fossero contrattualizzati milioni. E vi dico di più: questi non devono essere gli ultimi assunti con l’articolo 18, visto che poi in marzo è entrato in vigore il Jobs Act. Noi dobbiamo fare in modo che anche tutti quelli presi dopo, in aprile, in maggio, abbiano gli stessi diritti. E lo faremo con la contrattazione, e cancellando le leggi ingiuste fatte da questo governo». La sfida di Maurizio Landini a Matteo Renzi parte da una Piazza del Popolo stracolma, con decine di migliaia di persone venute da tutta Italia per fare “coalizione sociale”: applaudono più volte durante l’intervento del leader Fiom, riconoscendogli decisamente un ruolo da leader che supera il recinto del sindacato. Ci sono associazioni, studenti, tanti pezzi della Cgil, moltissimi operai e operaie della Fiom con la classica felpa rossa.

Ci sono anche alcune bandiere e leader di partito – quelli di sinistra – ma Landini sembra non vederli neanche, perché è tutto proiettato in un progetto che vuole essere qualcosa di totalmente inedito: «Siamo in una fase storica in cui ci sono tantissime persone che per vivere hanno bisogno di lavorare, e queste persone sono frammentate, divise, in competizione tra loro. La politica non risponde ai loro bisogni e infatti l’astensionismo è alto e in crescita. Abbiamo scelto Unions come slogan della nostra manifestazione proprio per richiamare la nascita del sindacalismo, in Inghilterra nell’Ottocento, quando i lavoratori si coalizzarono per impedire alle aziende di vanificare i loro primi scioperi chiamando in fabbrica gli stranieri. Quel diritto alla coalizione è quello che ci vogliono togliere oggi: il governo si è coalizzato con Confindustria e la Bce e ha cancellato lo Statuto dei lavoratori senza alcun mandato dal popolo, senza che nessuno gli abbia mai votato questo programma».

«Il sindacato non fa un partito – riprende Landini, per rispondere all’attacco che gli fa il governo – e anzi io ho sempre detto che i maggiori problemi sono venuti dalla poca autonomia dei sindacati dai partiti. Però il sindacato fa politica, deve avere un’idea generale, per dire come stanno i lavoratori anche fuori dalle imprese. Già Di Vittorio, quando propose l’idea di uno Statuto dei lavoratori nel 1952, lo scrisse come Statuto dei cittadini lavoratori. Perché ci sono diritti che prima ancora del lavoro devono essere della cittadinanza, e noi dobbiamo unirci proprio per poterli assicurare a tutti quelli che lavorano, siano dipendenti o autonomi: alla stessa mansione deve corrispondere la stessa paga, e poi tutti devono avere ferie, malattia, infortunio, maternità».

È, in nuce, il nuovo Statuto dei lavoratori che la Fiom, insieme a tutta la Cgil, si appresta a scrivere e a proporre al Paese. Con la possibilità di andare a un referendum abrogativo del Jobs Act. E sperando che tutto non si risolva in un esercizio velleitario: Stefano Rodotà, in un intervento applauditissimo dalla piazza, ha messo in guardia da questo pericolo. «In 15 anni da parlamentare – ha spiegato il professore, che è anche tornato ad accusare il governo Renzi di «un certo autoritarismo» – non ho mai visto discussa una proposta di legge: la speranza ora è che vengano modificati i regolamenti. E quanto al referendum, se non si prepara bene, si rischia il boomerang». Quindi ok alla coalizione sociale da parte di Rodotà: «Ce n’è bisogno, per ricreare una cultura che rimetta al centro della cittadinanza il lavoro».

Anche secondo Rodotà, “dire che il sindacato fa politica non vuol dire costruire un partito”, ma oggi “serve fare massa critica”, un soggetto “che è sociale, ma alimenta la politica”.

Una lunga tirata, il segretario della Fiom l’ha riservata a Renzi: «Ci siamo stancati di spot elettorali, di slide e balle perché bisogna avere il coraggio di dire la verità e di cambiare veramente il Paese». Il governo Renzi, secondo Landini «ha una logica padronale», «sta mettendo in pratica le indicazioni che venivano dalla lettera della Bce» inviata nell’agosto 2011 e «sta proseguendo come i governi precedenti, Monti e Letta, e anche con un peggioramento rispetto al governo Berlusconi».

Contro la «coalizione del governo, con Confindustria, Bce e finanza», Landini propone quindi la sua idea di «unità tra le persone che per vivere devono lavorare»: e cita a proposito non solo un padre nobile della sinistra, festeggiato in questi giorni per i suoi 100 anni (li compie il 30 marzo), Pietro Ingrao. Ma anche papa Giovanni XXIII: «Lui diceva: se vedi qualcuno che cammina accanto a te, non chiedergli come si chiama e che cosa fa, ma dove sta andando. E se la sua direzione è anche la tua, quel percorso fatelo insieme».

Tra le proposte su cui concentrarsi, Landini vede come prioritaria una vera lotta alla mafia e alla corruzione (e ringrazia per la sua presenza alla manifestazione la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi), ma anche «due misure pro-occupazione: una riforma delle pensioni per abbassare l’età di uscita, e la diminuzione dell’orario di lavoro, come abbiamo già fatto alla Ducati, alla Carraro, alla Volkswagen, dove l’azienda guadagna in produttività e il lavoratore in migliori condizioni di vita, permettendo anche ad altri di prendere un posto».

Il leader Fiom ne ha anche per il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ieri aveva liquidato i sindacati come quei soggetti che «frenano il Paese»: «Invece di fare la morale, perché la Confindustria non caccia tutte le imprese che pagano il pizzo o le mazzette?».

La coalizione sociale continuerà il suo percorso, che è solo all’inizio, Landini lo dice alla fine di Unions: e a Renzi chiede di «andare in Europa non per regalare cravatte a Tsipras ma per cambiare le politiche europee che ci stanno ammazzando».

Tra gli interventi, quello di Giuseppe De Marzo, di Libera, che ha avvicinato l’attività dell’associazione di don Ciotti alla coalizione sociale. Alessandro Torti, di Strike meeting, che ha portato l’esperienza degli studenti e dei precari, ricordando il recente Bloccupy Bce a Francoforte. Giovanna Cavallo di Action ha parlato delle migliaia di famiglie sotto sfratto. Domenico Maugeri di Tavolo verde, per un’unione con gli agricoltori. E poi una precaria della scuola, e una delegata Fiom marocchina. Gustavo Zagrebelsky ha inviato una lettera di sostegno all’iniziativa.