«La visione politica che ispira i provvedimenti, al momento solo annunciati, sulla riforma della scuola e la legge delega sul Jobs Act è la stessa – afferma Danilo Lampis, coordinatore nazionale Unione degli studenti (Uds), un ragazzo sardo di 21 anni che studia filosofia – Il «patto» sul quale Renzi-Giannini hanno lanciato la consultazione fino a metà novembre appiattisce la scuola sulle esigenze di un sistema produttivo che richiede basse competenze, lavoro sottopagato o gratuito. La legge delega consolida un mercato del lavoro dove trionfa lo strapotere dell’impresa e il ricatto dei lavoratori con il demansionamento, i licenziamenti facili. Renzi vuole distruggere i diritti nei luoghi di lavoro e nella società in continuità con le politiche degli ultimi 15 anni, a partire dal pacchetto Treu fino ai contratti a termine senza causale del decreto Poletti».

Cosa rispondete a chi pensa che quella di venerdì sarà la solita manifestazione di inizio anno scolastico?

Crediamo invece che venerdì sarà l’inizio di una mobilitazione che durerà per tutto l’autunno e conoscerà un’altra data significativa venerdì 14 novembre con le manifestazioni dello sciopero sociale a cui parteciperanno movimenti sociali, precari e i sindacati di base. Spero che quella di venerdì sia davvero la scintilla che lanci un autunno insieme ai lavoratori per far fronte all’attacco sulla scuola e al lavoro del governo Renzi.

Di solito quando si parla di «meritocrazia», il mondo della scuola si mette sulla difensiva. Sarà così anche quest’anno?

Tra il 2005 e il 2012 si è chiuso un ciclo di mobilitazioni che hanno costruito movimenti, coscienza nelle scuole e nelle università. Oggi però si è arrivati al punto in cui c’è poco da difendere e tutto da conquistare. Bisogna passare all’attacco partendo dai bisogni materiali degli studenti e di coloro che non riescono più a studiare.

Qual è l’alternativa al modello renziano di scuola basata sulla valutazione e sulla competizione?

Quella di Renzi è basata sull’Invalsi ed è una scuola ispirata da una valutazione quantitativa e sulla competizione tra bravi e secchioni. Noi invece proponiamo una valutazione campionaria basata su un’idea di scuola dove al primo posto ci sia la l’autonomia, la cooperazione, la partecipazione e l’uguaglianza delle opportunità.

Renzi sostiene che assumerà 148 mila docenti precari. Cosa c’è che non va in questo progetto?

L’accentramento dei poteri dei dirigenti scolastici e la riforma degli organi collegiali. È una trasformazione già in atto, ispirata ad un modello di valutazione punitivo e quantitativo che scheda, classifica e mette in competizione gli studenti, i docenti e gli istituti scolastici tra di loro. Poi c’è il capitolo dell’apprendistato sperimentale al quarto e quinto anno dei professionali e dei tecnici. Viene già sperimentato dall’Enel. Si vuole delegare la formazione alle imprese e creare soggetti senza alcuna competenza critica e con una bassa formazione.

Cosa pensate degli incentivi alle imprese introdotte dal patto?

La finanza entrerà nelle aule scolastiche con i «Social Impact Bonds». Strumenti finanziari promossi dal pubblico per reperire fondi privati per servizi sociali e di welfare. Ci sarà lo «school bonus» che corriponde all’ingresso dei privati nella scuola pubblica e creerà una gerarchia tra istituti finanziati dai privati. Gli istituti faranno di tutto per rispondere ai bisogni delle imprese. Bisogna investire sul diritto allo studio, sul welfare universalistico con il reddito minimo, il reddito di inserimento alla formazione per recuperare anche coloro che non riescono a studiare.