Contatti ieri tra i ministri degli Interni di Francia, Germania e Italia, per uscire dal vicolo cieco delle polemiche degli ultimi giorni, che ha portato alla decisione tedesca di sospendere «fino a nuovo ordine» il meccanismo di solidarietà per l’accoglienza dei migranti sbarcati a Lampedusa e alla mossa francese di rafforzare i controlli alle frontiere con l’Italia. «È un dovere di tutti noi europei non lasciare sola l’Italia, una responsabilità della Ue tutta intera», ha affermato il presidente Emmanule Macron, che invita ad «agire con rigore e umanità» e a concordare una via d’uscita con Roma.

LUNEDÌ 25 SETTEMBRE è atteso a Parigi il ministro Antonio Tajani (di recente la visita era stata annullata all’ultimo momento per tensioni tra Parigi e Roma proprio sulle politiche migratorie), che andrà anche a Berlino. I due ministri dell’Interno Gérald Darmanin e Matteo Piantedosi hanno «concordato sull’esigenza prioritaria di una strategia che punti a un rapido rafforzamento della cooperazione operativa con i paesi d’origine che possa incidere efficacemente sul blocco delle partenze e anche evitare che il problema si ripercuota sui movimenti secondari». La ministra tedesca Nancy Faeser ha spiegato che il meccanismo di solidarietà potrà riprendere appena l’Italia rispetterà il regolamento di Dublino: Berlino accusa Roma di non riprendersi i migranti transitati per l’Italia e che non hanno ottenuto i documenti, ce ne sarebbero 12.452 implicati e solo una decina sarebbero stati ripresi.

IN FRANCIA, Darmanin sta per presentare una nuova legge sull’immigrazione, il governo è sotto minaccia di un voto di sfiducia dei Républicains, che pretendono il ritiro dell’articolo 3 del testo, che prevede la regolarizzazione dei lavoratori stranieri nei «settori in tensione», mentre l’area Macron è spaccata: l’ala progressista ha firmato un appello per la sanatoria con i partiti di sinistra (Ps, Verdi, Pcf, ma senza la France Insoumise), il ministro dell’Industria, Roland Lescure, afferma che la «reindustrializzazione della Francia non si farà senza gli immigrati».

In Germania, Nancy Faeser è candidata Spd alle elezioni regionali in Assia e il governo Scholz deve fare i conti con la crescita di destra e estrema destra. A meno di un anno dalle elezioni europee, l’estrema destra soffia sul fuoco: a giugno, Ungheria e Polonia hanno rifiutato di aderire all’accordo Ue sulle politiche migratorie e al meccanismo volontario di solidarietà, ieri a Lampedusa Marion Maréchal (nipote di Marine Le Pen), futura capolista di Reconquête! di Eric Zemmour alle europee (che aspira a entrare nell’Ecr, con Meloni), ha puntato il dito contro Bruxelles, che «vigliaccamente abbandona l’Italia».

A BRUXELLES, dove è già in programma un incontro tecnico sul meccanismo volontario di solidarietà, la Commissione, che ha inviato una delegazione a Lampedusa, cerca di calmare le tensioni: «L’Italia ha il nostro pieno supporto politico, stiamo lavorando con Roma dal punto di vista finanziario e operativo, abbiamo bisogno della solidarietà e contiamo su tutti i paesi membri». La commissaria Ylva Johansson ne ha discusso con Piantedosi.

Ma mercoledì, malgrado il satisfecit di von der Leyen sull’accordo con Kaïs Saïed, 5 europarlamentari non hanno potuto entrare in Tunisia, accusati di aver criticato il regime. L’Ombusman europeo ha inviato una lettera alla Commissione per chiedere informazioni sull’accordo Ue-Tunisia: i diritti umani sono stati presi sufficientemente in conto? Ha domandato il difensore civico europeo Emily O’Reilly,

L’ACCORDO con l’autocrate Saïed è stato firmato il 16 luglio da von der Leyen, Meloni e Rutte. Prevede il versamento di più di un miliardo di euro a Tunisi in cambio di maggiori controlli sulle partenze. La settimana scorsa, il capo della Dg Near (la direzione generale della Commissione responsabile della politica dell’Unione in materia di allargamento e vicinato orientale) ha fatto sapere che la Ue deve ancora sborsare i soldi promessi. La Commissione vuole «mantenere il dialogo con Tunisi», ma molti parlamentari attaccano. «Con questo accordo ci mettiamo nelle mani di stati terzi, apriamo la porta a ricatti», afferma Valérie Hayer (Renew), che sottolinea come «abbiamo già avuto esperienze di questo tipo con la Turchia». Per Raphaël Glucksmann (S&D), «ci rende dipendenti da un sistema autocratico, spendiamo miliardi per creare dipendenza». Manfred Weber (Ppe) ribatte: «Quale alternativa? Non c’è un’altra proposta».