Non c’è nessuna strategia comune dietro gli scontri che negli ultimi giorni hanno incendiato le piazze di alcune città. Da Napoli a Milano, passando per Torino e finendo con Roma i gruppi di violenti che si sono scontrati con le forze dell’ordine vanno inquadrati piuttosto come realtà locali legate tra loro solo da due fattori: il tentativo di negare l’esistenza di una pandemia che da mesi devasta il Paese e l’opposizione al governo. Nulla a che spartire con le proteste legittime e pacifiche delle tante categorie – dai ristoratori ai tassisti, dai commercianti ai gestori di cinema e teatri – che manifestano pubblicamente il loro disagio per essere state colpite ancora una volta dalle misure restrittive previste nell’ultimo Dpcm. Anzi, è proprio infiltrandosi tra di loro e sfruttando il loro malessere che le bande viste in azione hanno potuto agire.

C’è tutto questo dietro le scene di guerriglia urbana viste negli ultimi sei giorni. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese lo spiega intervenendo nel pomeriggio di ieri al Senato dove riporta anche le conclusioni raggiunte poche ore prima nel corso del Comitato per l’ordine e la sicurezza. «Le aggressioni e gli atti vandalici sono riconducibili a gruppi antagonisti di destra e di sinistra, a esponenti delle tifoserie ultras, a elementi della criminalità e a negazionisti. Settori ai quali vanno aggiunti frange giovanili studentesche e una componente violenta di disagiati sociali composti anche da extracomunitari che si inseriscono nella protesta per mero tornaconto personale», spiega. E nei prossimi giorni anche il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, avvierà una serie di audizioni sui rischi derivanti dalle tante tensioni sociali presenti nel Paese.

Perché il punto è proprio questo: otto mesi di pandemia hanno messo in ginocchio il tessuto produttivo e intere categorie di lavoratori che adesso, chiamate a fare nuovi sacrifici, denunciano giustamente di non farcela più. «Siamo consapevoli delle difficoltà che le misure emergenziali, sia governative che delle regioni, hanno determinato per gli italiani, soprattutto per alcune categorie» ammette la titolare del Viminale, per la quale «l’obiettivo comune deve essere la tenuta sociale del Paese».

Ma affianco del malessere legittimo c’è l’arcipelago variegato di chi cerca solo lo scontro. A Napoli, prosegue la ministra, le limitazioni imposte dalle restrizioni per il coronavirus danno fastidio alla microcriminalità che il 23 ottobre non ci ha pensato due volte a soffiare sul fuoco. Tre giorni dopo, invece, a muoversi a Torino è stata un’inedita alleanza tra ultrà della Juventus e del Toro. Due le manifestazioni che si sono tenute quel giorno, una in piazza Castello e l’altra in piazza Vittorio. In entrambe, spiega Lamorgese, «si sono verificati lanci di bottiglie, pietre e bombe carta all’indirizzo delle forze dell’ordine, a cui hanno fatto seguito danneggiamenti e saccheggi presso numerosi negozi del centro cittadino». Ma a colpire è anche l’età, estremamente giovane, di quanti vengono fermati dalla polizia. Come è accaduto a Milano dove tra i 28 fermati dopo gli scontri, ben 13 sono risultati minorenni. A Roma, invece, a prendersi la piazza con la violenza c’era l’estrema destra.

Purtroppo va registrato anche un episodio di violenza compiuto dalle forze di polizia. Come quello accaduto martedì a Parma dove un agente ha colpito al volto con un calcio un manifestante che era stato fermato da alcuni suoi colleghi. L’agente è stato sospeso dal servizio operativo.