Una roccia che custodisce i segreti del futuro: questo il nucleo del romanzo fantascientifico scritto da Aliya Whiteley (L’arrivo delle missive, Carbonio Editore, pp. 153, euro 14,50).

LA STORIA di questo segreto magico è ambientata però in un paese rurale in cui l’avvenire delle donne e quello dei giovani più in generale è deciso dai genitori, dalle leggi dell’eredità e della terra che deve essere coltivata, per il guadagno delle famiglie che la posseggono da generazioni.

La voce narrante di Shirley Fearn, giovanissima protagonista che incontriamo all’ultimo anno di scuola, accompagna il lettore nella narrazione, conferendo alle vicende raccontate un tono adolescenziale: ribelle e agguerrito. Il suo errore giovanile, che innesca la trama, è quello di innamorarsi della persona sbagliata, di essersi fatta affascinare da un uomo più grande di lei, che ai suoi occhi ha il fascino della saggezza e della conoscenza. Il signor Tiller, però, reduce di guerra, non ha davvero a cuore il bene della ragazza: egli è completamente assorbito dalla sua visione della giustizia, all’interno della quale Shirley rappresenta soltanto una pedina. Come tutti coloro che sono schiavi di una ideologia, Tiller è disposto a tutto pur di realizzare i suoi piani sull’umanità.

CAPIRLO PER SHIRLEY non è semplice, ma ad aiutarla a opporsi all’inganno di quest’uomo, la ragazza possiede ciò che di più importante può avere in una società patriarcale: la saggezza per imparare a dissimulare obbedienza, in un mondo in cui le donne che si oppongono vengono facilmente annientate e la caparbietà di non abbandonare la sua visione del futuro, nonostante tutto. Forse di Shirley, in effetti, soprattutto si apprezza la sua capacità di fronteggiare le difficoltà con un atteggiamento che combina l’impulsività e il desiderio, tipici di una giovanissima, con le abilità strategiche di una donna che è stata costretta a crescere troppo in fretta.

APPREZZABILE in un romanzo visionario come questo, in cui si è posti di fronte all’apparizione di personaggi che provengono da mondi altri e di genealogie misteriose dell’umanità, il racconto dell’innamoramento di un ragazzo e di una ragazza: «perché l’amore non è quell’ideale di bellezza, di sacrificio, di nobili gesta e di casti abbracci. L’amore è uno sporco lavoro, fatto di mancanze, in cui ci si fa forza a vicenda perché il mondo è crudele. Quando lui mi tocca sento qualcosa di completamente diverso, non è amore, è desiderio. Io lo voglio».

Infine, la cifra più interessante del romanzo è questa capacità dell’autrice di non permettere al lettore di perdersi nella parte fantascientifica del racconto, che essendo solo tratteggiata genera momenti di confusione, e di saperla inserire, proprio come la roccia protagonista del testo incastonata nel corpo di un uomo, nella narrazione di traiettorie conosciute, quelle delle leggi dei padri. Attraverso una scrittura frizzante e precisa, Whiteley ci racconta che il futuro non coincide coi nostri sogni, ma ugualmente ci appartiene, basta continuare a immaginarlo secondo i nostri desideri.