Una volta tanto ed in questo tempo buio una volta di più bisogna dire: meno male che esistono i centenari e le celebrazioni ad essi dedicati. Se non fosse così quante cose verrebbero dimenticate come ad esempio il grande amore che Leonard Bernstein ebbe per il jazz, da lui ed in più occasioni definito «l’estremo comune denominatore dell’american music style». D’altronde non va dimenticato che il grande compositore e direttore d’orchestra era anche un raffinato pianista e per approfondire ci sono magnifiche registrazioni che lo mostrano allo strumento ed in particolare a suonare e alternare a brani mozartiani canzoni jazz. Seppur è trascorso un anno dall’anniversario ecco finalmente uscire l’album della Smithsonian Jazz Masterworks Orchestra che in certo qual modo sembra raccoglierne quella parte di eredità riarrangiando danze, valzer, suite tratti da On the Town, Trouble in Tahiti e persino un una meditazione da Mas e il primo dei Chicester Psalms. Dunque, un’esplorazione a tutto tondo dell’opera bernsteiniana, non nuova né inedita, ma di notevole spessore artistico per come sé stata selezionata e suonata quest’antologia.