L’altrove è anche a Roma
Luoghi per l'arte A via Prenestina, il museo dell'altro, in una ex fabbrica occupata, festeggia la Giornata del contemporaneo con inaugurazioni, performance e dj set
Luoghi per l'arte A via Prenestina, il museo dell'altro, in una ex fabbrica occupata, festeggia la Giornata del contemporaneo con inaugurazioni, performance e dj set
Roma ha un nuovo museo. Si chiama Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia, e si trova al civico 913 di via Prenestina, nel quadrante stellare di Tor Sapienza, in uno spazio occupato quattro anni fa e abitato da quasi duecento tra migranti e precari provenienti da tutto il mondo. Il Maam è figlio di un esperimento, il cantiere etnografico, cinematografico e d’arte di «Space Metropoliz», che ha scelto questa città «meticcia» per raccontare una favola contemporanea: quella di un gruppo di migranti che, stanchi di ingiustizia e emarginazione, decidono di costruire un razzo e andare a vivere sulla luna, foglio bianco dove tutto è davvero possibile, anche ricominciare. Il Maam manifesta propositi non meno fantascientifici… trasformare l’intera fabbrica in un super-oggetto di arte condivisa.
Il nuovo progetto è partito da un nucleo di «relitti» eccellenti realizzati per il film (il grande telescopio costruito da Gian Maria Tosatti e collocato sulla torre dell’ex salumificio, i muri dipinti di Sten & Lex e Hogre, vere e proprie insegne in scala urbana, e tante altre opere), ma con l’idea di rilanciare e puntare tutto sull’arte, riconoscendole a pieno titolo il potere di cambiare il mondo. Sono decine gli artisti che hanno risposto all’appello di Metropoliz e che stanno contribuendo, a titolo gratuito, a proteggere e riqualificare questo spazio «liberato». Un museo «vivo», estraneo alle logiche del sistema dell’arte e del mercato, relazionale e situazionista, che trova la sua ragion d’essere nell’essere abitato. Un museo «reale», come lo definisce Cesare Pietroiusti che il 5 ottobre aprirà la Giornata del contemporaneo del Maam con una lectio marginalis dedicata proprio al confronto tra i musei come il Maam (o il Museo dell’arte contemporanea italiana in esilio o il Museo all’Aria Aperta di Fausto Delle Chiaie) e quelli «irreali», istituzionalmente deputati alla celebrazione e alla conservazione, ma dove l’arte non si fa.
Il programma di District 913, la giornata del contemporaneo del Maam, ha tutte le carte per essere un vero e proprio evento. Il 5 e il 6 ottobre verranno presentate le nuove acquisizioni e tutti i lavori realizzati nel corso dell’estate. Oltre a performance e installazioni, tra cui le due nuove stanze d’artista, Windows M di Maddalena Mauri e Where are the flowers gone di Micaela Lattanzio. L’intervento murario, tutto in polvere di grafite, che Maddalena Mauri realizza per il nuovo spazio galleria di Metropoliz (il 5 inaugura anche la WM Weekend only contemporary art gallery Metropoliz), moltiplica le finestre della grande sala dove un tempo stagionavano i salami della Fiorucci, invitando il mondo ad entrare. Un auspicio, per la fabbrica occupata, che coincide con il programma di eventi settimanali del nuovo spazio espositivo, uno dei dispositivi che il Maam ha deciso di attivare per aprire con regolarità il cancello del 913 al quartiere e alla città, riducendo l’effetto enclave che pregiudizio e necessità di difendersi dallo sgombero rischiano di innescare. La porta «a saloon» della galleria, che propone un enorme cuore diviso in due, è un’opera di Paolo Angelosanto.
La stanza di Micaela Lattanzio è invece uno spazio intimo, un invito alla «meditazione», un’oasi di pace per chi, come il Chaplin di Tempi moderni, si trova incastrato ogni giorno nei meccanismi della metropoli (i suoi fiori di carta, oltre seimila, si liberano dagli ingranaggi e volano via…). Se da una parte questa preziosa camera «fiorita» condivide lo spirito de Les Nymphéas di Monet all’Orangerie, il titolo ci rimanda direttamente alla «summer of love» e allo storico evento che il movimento hippie organizzò a San Francisco proprio un 6 ottobre, quello del 1966, per inneggiare all’amore, alla meraviglia e alla solidarietà.
District 913 tira via il telo anche sulla nuova «piazza» realizzata da Massimo Di Giovanni con L.U.N.A., un’enorme sfera di ferro e legno che l’artista incastra tra le travi di un tetto crollato, che lo stesso autore ha restaurato e messo in sicurezza). L’opera ha voluto rendere un omaggio all’idea della migrazione esoplanetaria narrata da «Space Metropoliz» e alla convinzione che, lavorando tutti insieme, l’Altrove, lo si possa alla fine portare sulla Terra. Altre grandi sfere saranno disseminate nella fabbrica da EPVS (Bubbling 4 you #913# by EPVS).
Numerosissimi i nuovi interventi di street art realizzati a Metropoliz. Dal grande muro d’ingresso sulla via Prenestina, firmato Borondo, e realizzato in collaborazione con la 999 Contemporary, alla meridiana di Rub Kendy (R.E.V.O.L.U.T.I.O.N.). E ancora lo stencil di Lucamaleonte che riproduce, sulla facciata dell’ex-salumificio che guarda ai recenti scavi archeologici del lotto di fronte, il bassorilievo dei musei Capitolini raffigurante la caccia al cinghiale. O i nuovi interventi di Alice Pasquini, Solo (con Plan D, last level), Diamond (con la porta Welcome to Metropoliz), Opiemme (Questo muro ha un nuovo messaggio). E ancora Giulio Vesprini, Gio Pistone, Cancelletto, omino71. Tra le opere acquisite dal Museo e presentate in questa occasione al pubblico, quelle di Pablo Echaurren, Massimo Attardi, Guendalina Salini, Marco Tamburro, Seboo Migone, Paolo Assenza, Germano Serafini, Michela de Mattei, Salvatore Mauro, Santino Drago.
Il 5 ottobre inaugureranno anche le mostre Dimensioni parallele e vie di fuga di Micaela Lattanzio, Ritratti di famiglia con opera – le fotografie della Pinacoteca Domestica Diffusa del Maam realizzate da Carlo Gianferro, mostra inserita nel circuito di FotoGrafia Festival Internazionale di Roma, e Extra Roma di Carlo Prati. Attesissima la performance di Franco Losvizzero (Residenza in comunione). Sara lui, alle undici di sera di sabato prossimo a chiudersi nella sua cella – la Cattedralehouse, stanza realizzata da Gianni Asdrubali, Veronica Montanino e Cristiano Petrucci. Vi resterà per unidici giorni. Nutrito e accudito dagli abitanti di Metropoliz, l’artista produrrà in autosegregazione undici opere per il Maam.
Concluderà la serata Breaking wood, una performance di Cristiano Petrucci e Alessandro Altarocca (con la partecipazione di Walter Paradiso). Per finire, dj set nella postazione realizzata da Massimo Iezzi (Aton), intervento site specific per il Maam a cura di Marta Gargiulo. Il 6, il museo riaprirà fino al pomeriggio e chi vorrà potrà anche partecipare al cantiere festoso di Collettiva Geologika, all’opera nella costruzione di un Focolare, un nome di cosa che suona come un verbo.
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