Luciana Castellina arriva con «l’onorevole Fefé», il simpatico canuccio pronto a partecipare ai festeggiamenti. Benedetto Vecchi si divide fra la riunione dei grafici e il desk. Matteo Bartocci si affaccia per togliere le bozze appese dalla sera prima ma qualcuno di noi vuole che restino così: a restituire il clima fibrillante della chiusura del giornale, la sera tardi in redazione quando le pagine vanno via in fretta per raggiungere in tempo la tipografia.

E così le vedete in questa foto (di Bruna di Pietrantonio), che racconta una visita in redazione molto speciale: quella delle rappresentanze diplomatiche dei paesi dell’Alba, l’Alleanza bolivariana per i popoli delle Americhe, venute a consegnare al manifesto un riconoscimento a nome dei rispettivi governi: «per il lodevole lavoro svolto, l’impegno e l’attenzione riservata negli anni all’America latina».

Una targa che l’ambasciatore del Venezuela, Isaias Rodriguez, e la sua omologa cubana, Alba Soto Pimentel consegnano a Tommaso Di Francesco, che condivide con Norma Rangeri la direzione del manifesto, e a Geraldina Colotti, redattrice esteri per l’America latina.

«Un riconoscimento alla libertà di stampa, a un lungo lavoro di scavo che ha saputo raccontare i fatti ascoltando una pluralità di voci provenienti dai più diversi settori sociali: un esempio di qualità e indipendenza, quasi unico in Europa e assai raro anche in America latina. Lo consegniamo come paesi dell’Alba ma interpretando il sentimento di molti altri paesi del continente», dicono.

Sono venuti a trovarci anche ambasciatori e ministri dell’Ecuador, della Bolivia, del Nicaragua, rappresentanze presso il Vaticano e la Fao, operatrici dell’informazione internazionale come Maylin Lopez.

L’Alba è da oltre dieci anni un acronimo felice, ideato da Cuba e Venezuela come alternativa solidale per la regione. L’11 novembre del 2004, a Mar del Plata, l’Argentina di Nestor Kirchner, il Brasile di Lula da Silva, l’Uruguay di Tabaré Vazquez e il Venezuela di Hugo Chavez hanno così bocciato l’Alca, l’Area di libero commercio per le Americhe, voluta da George W. Bush. E il vento del cambiamento ha attraversato gran parte dell’America latina. Ha incontrato e incontra correnti avverse, ma non si arrende.

«Da ogni parte arrivano notizie di guerra e di aggressione – ha detto Tommaso -. Dall’America latina arriva invece una speranza che in Europa manca. Vi ringraziamo per aver tenuto aperta una speranza».