La Corte Penale Internazionale ha fatto sapere che non avvierà alcuna azione legale per l’assalto israeliano alla Mavi Marmara nell’estate del 2010, nonostante ci siano «basi ragionevoli per ritenere che siano stati commessi crimini di guerra». La flotilla trasportava aiuti umanitari per Gaza e fu assaltata dalle teste di cuoio israeliane. Morirono sei attivisti turchi.

E ieri, Israele ha confermato che non cambierà lo status quo sulla Spianata delle Moschee. Lo ha ribadito l’ufficio del primo ministro Benyamin Netanyahu che, dopo gli avvenimenti a Gerusalemme, ha avuto consultazioni di sicurezza. «Chi esprime posizioni differenti – ha detto Mark Regev portavoce del premier – lo fa a titolo personale e non come posizione del governo».

Nel frattempo il segretario generale della Lega araba, Nabil el Arabi, ha auspicato oggi di fronte agli ambasciatori dell’Ue, in un incontro al Cairo, che tutti i Paesi europei «facciano come la Svezia e riconoscano lo Stato palestinese».

Parlando poi alla stampa, el Arabi ha dichiarato di aver sollecitato l’Ue a sostenere anche il progetto di risoluzione palestinese al Consiglio di sicurezza per chiedere la fine dell’occupazione israeliana oltre i confini del 1967 e porre una data limite per il ritiro.