Dopo una discussione fiume durata tre giorni, la Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) ha dato parere positivo alla somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid Pfizer e Moderna nelle categorie a rischio. La nuova vaccinazione riguarderà le persone immunodepresse e che hanno ricevuto un trapianto di organi. In più, la Commissione ha autorizzato il richiamo vaccinale anche per gli anziani con oltre 80 anni, gli ospiti delle Rsa e gli operatori sanitari appartenenti a categorie a rischio, a sei mesi di distanza dalla seconda dose. A seguire, il Consiglio di Amministrazione dell’Aifa si è riunito d’urgenza per dare il via libera definitivo.

LA DECISIONE assunta ieri non era scontata, perché anticipa il parere che deve dare l’Agenzia europea del farmaco (Ema) sulla terza dose. «L’estensione di tale misura a livello nazionale assunta anticipatamente – si legge nel parere Aifa – si configura come un importante atto di sanità pubblica teso a tutelare la popolazione più esposta al rischio». Ad Amsterdam la valutazione è ancora in corso. «Le evidenze scientifiche stanno dimostrando la necessità di considerare la terza dose in chi potrebbe rispondere in modo insufficiente alla vaccinazione, come le persone immunocompromesse» spiega Marco Cavaleri, responsabile dei vaccini all’Ema. «Queste persone potrebbero aver bisogno di una dose supplementare per completare la loro vaccinazione primaria».

Ma per le restanti categorie l’agenzia non si è ancora espressa. «Ema ha iniziato a esaminare i dati sulla somministrazione di una terza dose del vaccino Pfizer nelle persone con più di 16 anni». La Pfizer, ha spiegato l’esperto, ha presentato i dati relativi a 300 individui ri-vaccinati sei mesi dopo la prima immunizzazione. «I risultati della valutazioni arriveranno tra qualche settimana». L’Ema dovrà valutare anche cosa fare con chi ha ricevuto una prima vaccinazione con AstraZeneca e Johnson & Johnson, perché i dati su una terza dose «eterologa» sono ancora più scarsi.

MOLTI GOVERNI EUROPEI, tuttavia, scalpitano per allargare le categorie destinatarie della terza dose, sulla scia di Israele e Usa. L’Ema non si opporrà, secondo Cavaleri: «Decisioni come queste sono largamente comprensibili in un contesto di emergenza». D’altronde è già successo con la decisione italiana di autorizzare l’uso degli anticorpi monoclonali lo scorso febbraio. L’Ema, invece, non si è ancora espressa su questi farmaci, la cui efficacia è assai discutibile. «Il parere – ha spiegato Cavaleri – potrebbe arrivare entro ottobre».

La preoccupazione è che le nuove varianti emerse nei paesi poveri, dove i vaccini scarseggiano, colgano di sorpresa anche i paesi ricchi, in cui gran parte della popolazione è immunizzata. Vengono seguite da vicino le nuove varianti lambda e mu. Quest’ultima preoccupa in particolar modo, perché presenta un elevato numero di mutazioni rispetto al ceppo originale del virus e potrebbe rivelarsi in grado di sfuggire al sistema immunitario delle persone vaccinate. Ma secondo l’esperto è presto per lanciare un allarme: «non ci sono prove che essa si possa diffondere più velocemente e avere il sopravvento sulla variante delta».

NEANCHE I DATI ITALIANI sul contagio sembrano destare particolari preoccupazioni. I 5.522 nuovi casi positivi e i 59 decessi di ieri mostrano un contagio in leggera contrazione. Il monitoraggio della fondazione Gimbe mostra che nell’ultima settimana per la prima volta i nuovi casi sono diminuiti rispetto a quella precedente (-12,5%), e che anche sul fronte dei ricoveri i posti occupati in sette giorni sono aumentati solo dell’1,3% in area medica e del 3,5% in terapia intensiva. La campagna vaccinale però ha rallentato, rispetto alle 500 mila dosi giornaliere prefissate dal commissario Figliuolo: nell’ultima settimana, sempre secondo il report Gimbe, sono state in media 256 mila, poco più della metà.