Saranno più di quaranta le città che oggi in Italia aderiranno allo sciopero globale femminista organizzato da Non Una Di Meno, collegandosi per il terzo anno consecutivo al movimento di Ni Una Menos che vedrà per le strade e le piazze del mondo la marea infinitamente colorata a cui ci hanno abituato attiviste di ogni latitudine. Le ragioni per cui questo otto marzo sarà ancora una volta giornata internazionale di lotta, non solo oggi, non mancano. Sono persistenti i segnali che indicano, anche in Italia, una difficile convivenza tra l’ottima salute politica di cui gode il femminismo e i tentativi costanti di danneggiare libertà e diritti conquistati.

NEL DOCUMENTO di invito alle manifestazioni, alle assemblee e ai presidi che da Brescia a Cagliari, passando per Bologna, Catania, Vicenza e altre ancora, si spargeranno sull’intero territorio nazionale, Non Una Di Meno elenca tra i primi motivi per cui è importante oggi incrociare le braccia il Ddl Pillon, ennesima dimostrazione che il patriarcato – ormai zombi di se stesso – tenta ancora di costruire sistemi coercitivi per le donne e, in questo caso specifico, bambine e bambini.

Un testo come quello presentato dal senatore leghista (di cui più di 150mila persone stanno chiedendo il ritiro con la petizione lanciata dalla rete D.i.Re) è tuttavia ben sostenuto da una precisa e sistemica violenza maschile contro le donne che è il nodo centrale della battaglia di Nudm e che mostra il suo volto con femminicidi, stupri, molestie e insulti; è violenza anche il «welfare inesistente» che ricade sulle spalle di donne e pluralità famigliari ormai impoverite da una precarietà spaventevole, così come è violento non poter interrompere una gravidanza se non dopo aver superato diversi ostacoli.

Il paese dove capita che si invochi vergognosamente una «tempesta emotiva» per diminuire la responsabilità di un femminicida, è lo stesso in cui si continuano a denunciare episodi di violenza domestica, molestie fino all’esito finale della morte. Sempre per mano maschile, nella maggioranza dei casi famigliare. In questo stesso paese i centri antiviolenza, più di 80 nella rete Di.Re. non hanno i sostegni economici che servirebbero e sono affidati alla grande professionalità ma soprattutto a una pratica politica femminista che ne fa dei luoghi necessari di libertà femminile. Anche loro scenderanno in piazza oggi accanto a Nudm, ai lavoratori e alle lavoratrici e alle molte organizzazioni che hanno aderito all’appello.

A Verona il corteo comincerà alle 14.30 da Piazza Bra. «Scioperiamo perché rifiutiamo l’ascesa delle destre reazionarie unite in un patto patriarcale e razzista», si legge nel documento. Anche all’Aquila, prima con un sit-in dalle 15.30 che precede la manifestazione fissata per le 16.30, diversi collettivi si uniscono a Nudm.
Bari, Benevento, Taranto e ancora Venezia, Palermo, Sassari, Pisa, Reggio Emilia. Molte sono le iniziative, dai laboratori per bambini e bambine fino a incontri pubblici, pedalate antirazziste, flash mob e volantinaggi.

A Milano dalle 9 di stamane (piazza Oberdan) comincerà il presidio, dalle 13 un pranzo condiviso in piazza e dalle 18, con partenza da piazza Duca D’Aosta, prenderà avvio il corteo.

A ROMA invece la manifestazione inizierà alle 17, partenza da Piazza Vittorio e arrivo a Piazza Madonna di Loreto. Ma la giornata inizia presto anche nella capitale, funestata da tentativi di chiusure di luoghi delle donne (dalla Casa internazionale di via della Lungara a Lucha y Siesta): alle 9 davanti al ministero della salute, alle 9.30 una «passeggiata femminista» alla Sapienza mentre l’assemblea, al Pratone dell’università, comincerà alle 14. Diversi sono i presidi, per esmpio quello delle 10.30 davanti al ministero del lavoro, perché uno dei punti fondamentali è il reddito di autodeterminazione.

Sul blog e la pagina facebook di Non Una Di Meno ci sono documenti, approfondimenti, istruzioni e l’elenco in via di aggiornamento delle città che aderiscono.

Se da molti pulpiti vorrebbero rimetterci in riga, oggi, da tutte le piazze cittadine l’agitazione permanente dirà che non siamo a disposizione di nessun partito, di nessun padrone. E che, se si fermano le donne, si blocca tutto.