Sulle pagine 18 e 19 de il manifesto del 16 ottobre leggo tre contributi che mi spingono ad alcune insopprimibili considerazioni. Si tratta di una lettera di Michele Boato che invita a boicottare il turismo in Turchia, un Appello alla Corte Europea dei Diritti dell’ Uomo, da parte di numerosi intellettuali e cittadini, contro la tortura che la polizia croata infligge ai migranti (una pagina di inverosimile orrore); e infine uno splendido articolo di Alberto Negri sul mutamento di scenario in Medio Oriente, determinato dal recente ritiro dei soldati USA dal nord della Siria.

LE AMARE e necessarie riflessioni da fare, di fronte all’imbelle e vergognosa reticenza dei governi e della dirigenza dell’Unione Europea, di fronte alle ridicole promesse di bloccare la vendita di armamenti ad Ankara, da parte del governo italiano, osservando ammutoliti l’ ignavia mercenaria delle organizzazioni internazionali del calcio e dei singoli club ( che non sanzionano le espressioni a favore di Erdogan dei calciatori turchi), bisogna prendere atto di una situazione da Realpolitik su cui non si può più sorvolare. Per gran parte degli uomini di stato, dei politici, imprenditori, banchieri, dell’ èlite tecnocratica, d’Europa come del resto del mondo, la dignità, la sicurezza, la dignità dei popoli e delle persone costituisce una variabile dipendente degli affari.

È una realtà effettuale, direbbe Machiavelli, contro cui possiamo protestare , mettendo in campo le nostre alte e indignate recriminazioni morali, ma non arriveremo a nulla. Il caso di Giulio Regeni è, sotto questo profilo, paradigmatico. La constatazione fondativa da cui partire, è che il processo di globalizzazione ha comportato un intreccio inestricabile di relazioni economiche e commerciali tra i vari paesi del globo, che rende difficile qualunque sanzione ( a meno che non si sia Trump) a stati o imprese senza colpire gli interessi di questa o quella azienda, gruppo, banca, ecc. Una maglia di rapporti economici e finanziari tiene unite le classi dominanti di tutti i paesi del mondo, che continuano a fare affari – come i sovrani europei in antico regime, uniti da parentele e potere – nonostante le guerre che contrappongono i loro singoli stati. Per questo non bisogna stupirsi se i gruppi politici animati dai programmi antisistema più radicali, come ad esempio i 5S, una volta entrati nel tabernacolo del governo, diventano così ragionevoli.

ALLORA deve essere evidente una cosa, più chiara della luce del sole. Occorre aggirare la rappresentanza politica, che ci rappresenta solo in seconda istanza rispetto agli interessi delle imprese, e colpire direttamente gli avversari con le nostre armi pacifiche. Occorre che siano i cittadini stessi a infliggere le sanzioni che il più elemenare senso del diritto e dell’umana giustizia oggi reclama. E al momento non abbiamo altre armi che il boicottaggio di merci, ditte, paesi attraverso una capillare campagna mediatica organizzata in rete. Umberto Eco, pur non essendo un politico militante, molti anni fa aveva intuito la potenza di questa arma.

EBBENE, NOI oggi abbiamo movimenti mondiali come Friday for future e altri meno estesi, ma non meno agguerriti, che potrebbero organizzare una campagna planetaria. Perché non muovere guerra alla guerra, che contribuisce alla distruzione di risorse e al riscaldamento climatico? Perché non infliggere danni alla Turchia, alla Croazia all’Arabia Saudita, ecc invitando a non sceglierle come meta turistica, boicottando le loro compagnie aeree, i loro prodotti, i loro servizi, tutto ciò che può colpire la loro economia? Ricordiamo che siamo governati da mercanti, una specie umana oggi geneticamente selezionata, che non percepisce se non l’odore dei soldi. E aggiungiamo che non siamo disposti ad ascoltare la replica, scontata, che anche le nostre imprese ne sarebbero colpite. Tale obiezione è figlia della stessa razionalità cinica e affaristica che oggi governa il mondo e lo porterà alla distruzione se non sapremo sconfiggerla.