È l’ente che deve monitorare i piani delle Regioni per aumentare i posti in terapia intensiva e l’assistenza territoriale. E nel bel mezzo della pandemia manderà a casa 70 precari storici lasciando da soli i 150 dipendenti. L’Agenas è l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ente vigilato dal ministero della sanità i cui vertici sono nominati di concerto con la Conferenza delle regioni.
Il decreto Liquidità ad aprile ne aveva perfino aumentato i compiti. Ma poi la struttura da giugno è stata commissariata per il cambio alla dirigenza – l’ex dg Francesco Bevere è stato nominato a capo della sanità della Calabria – senza che ci si mettesse d’accordo sul sostituto. Ora che finalmente dal 15 ottobre c’è un direttore generale con pieni poteri, arriva la beffa per 70 lavoratori a tempo determinato il cui contratto per quasi tutti scade il 2 novembre. «Io – racconta Luisa – lavoro a Agenas da 12 anni: sono a tempo determinato dallo scorso dicembre, prima sempre co.co.co. Avevamo avuto rassicurazioni sulla nostra stabilizzazione anche perché il decreto Agosto ha previsto un concorso per ulteriori 24 assunzioni tramite concorso per coprire i nuovi compiti che abbiamo da aprile. Invece – continua Luisa – l’emendamento per la nostra assunzione presentato da 4 gruppi parlamentari, compreso Pietro Grasso, che è dello stesso partito del ministro Speranza, è stato bocciato».
Anche quello che sarà il nuovo direttore generale Domenico Mantoan – che a maggio è stato nominato commissario – non è riuscito a dare certezze ai precari. «L’unica nostra speranza è la legge di bilancio per l’anno prossimo. Ma nel frattempo abbiamo bisogno di una proroga dei nostri contratti che scadono il 2 novembre».
Dopo l’incontro con i vertici di Agenas, da parte sindacale è scattato lo stato di agitazione per tutti i dipendenti. «I vertici dell’agenzia, e lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza, sono chiamati a porre attenzione a questo gruppo di lavoratori, riconoscendo loro il valore della loro professionalità e il giusto diritto alla stabilizzazione, dopo tanti anni di precariato», sottolineano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.