La presidente Christine Lagarde ieri ha difeso l’incerta e contraddittoria politica monetaria della Banca Centrale Europea (Bce) in un’audizione al parlamento europeo a Bruxelles. Mentre le borse e i tassi dello spread continuano a oscillare, crescono i dubbi all’interno del consiglio dell’importante istituzione europea, e le contestazioni della lunga indecisione che ha contrassegnato l’operato di tutte le banche centrali davanti alla fiammata dell’inflazione che si annuncia di lunga durata, Lagarde ha tenuto a dire che Francoforte resta pur sempre l’unico soggetto ad essere deputato alla politica monetaria. Per questa ragione «chi ha dubbi sulla nostra determinazione contro la frammentazione» degli effetti della crisi tra i paesi europei «fa un errore».

Lo scudo «antispread» annunciato dovrebbe valere 500 miliardi di euro e dovrebbe arrivare entro il 27 giugno. Opererà in base al principio dei saldi invariati, poiché un piano di acquisti diretti infiammerebbe ancora di più un’inflazione. In concreto la Bce venderà titoli dei Paesi più forti per acquistare quelli dei periferici in difficoltà. Tradotto, la Bce venderà Bund e comprerà Btp. Se a settembre l’inflazione a medio termine persisterà la Bce procederà all’aumento dei tassi di interesse più ampio dei 25 punti base che sarà deciso a luglio. Ed è questo il punto che suscita più perplessità anche nel campo neoliberale: l’aumento dei tassi potrebbe non avere effetti sui prezzi e, anzi, potrebbe addirittura essere dannoso per la ripresa. Questo perché l’aumento dei prezzi sarebbe provocato dall’offerta e non dalla domanda.

Per Lagarde in Europa non c’è il rischio «di una recessione» anche se è evidente il peggioramento della crescita a causa degli effetti della guerra russa in Ucraina e in generale per la speculazione sui prezzi delle materie prime e i «colli di bottiglia» creati dal Covid che blocca a intermittenza le catene globali di approvvigionamento. Lagarde ha giudicato positivamente la crescita dei salari negoziati. Si tratta di aumenti contenuti e non generalizzati che, tra l’altro , non influiscono sull’inflazione caus