Una decade pop caratterizzata dall’affermazione di moltissime artiste, è cosa rara. Dal 2010 ad oggi Adele, Beyoncé, Rihanna, Taylor Swift hanno regnato con forza mantenendo costante il successo a suon di album, tour e prese di posizioni «importanti». Lady Gaga – che le ha anticipate nel tempo – è un po’ l’anima camaleontica di questo gruppo di «ragazzacce», capace di mutazioni impensabili dagli esordi coloratissimi e pop di Poker Face e Alejandro. Diciamo che Stefani Joanne Angelina Germanotta – il suo vero nome – è più dalle parti e facendo gli inevitabili distinguo – dei vari passaggi che hanno reso iconiche le figure di David Bowie e Madonna.

IN POCHI – almeno all’inizio – avrebbero scommesso su di lei, considerata poco più di una sbiadita starlette da un colpo in classifica e via. Ma andando oltre i lustrini e i costumi sgargianti, dentro l’artista newyorkese vibravano cuore e anima di una perfetta entertainer e cantautrice – come dimostra nei passi più arditi di Joanna (2016)- e attrice prima per la serie cult di Ryan Murphy American Horror Story e poi consacrata al fianco di Bradley Coooper nell’ennesimo rifacimento di A Star is Born. Sembrava l’evoluzione definitiva – supportata perfino da una digressione jazz al fianco di Tony Bennett giusto per sottolineare le sue notevoli doti interpretative – ma con Lady Gaga mai dire mai: Chromatica – il nuovo album – rappresenta un ritorno alle origini, il paradiso per gli amanti del dance floor.

UN LAVORO spudoratamente – o quasi provocatoriamente – commerciale, ma che ha invece una logica all’interno del Gaga pensiero per l’occasione di nuovo esagerata nel look: zatteroni impossibili, cotonatura super, borchie e lacci nel ruolo di guerriera in un futuro distopico dove – è il fil rouge che lega i sedici brani del disco (diciannove nella versione deluxe) – donne e uomini cercano di liberarsi da troppe catene e costrizioni. Un disco in cui la pop diva si mette a nudo, parlando di dolorosi momenti vissuti in prima persona: «Ho subito molestie sessuali da parte di un produttore musicale – ha raccontato a Zane Lowe su Apple Music – È stata un’esperienza che ha aggravato tutto ciò che provavo nei confronti della vita, del mondo, dell’industria musicale, dei compromessi a cui sono dovuta scendere e delle cose che ho dovuto subire per arrivare dove mi trovo. Ed era una cosa che dovevo esprimere. E quando sono riuscita finalmente a celebrare questa parte di me ho detto: sapete una cosa? Non sono una nullità se mi tremano le mani. Non sono una nullità se so di potercela fare. Sono comunque qualcosa se non ho un uomo, sono una donna libera».

«TORNEREMO sulla pista da ballo», sembra dire la voce di Just Dance che con Chromatica – prodotto a quattro mani con BloodPop – ripete in qualche modo l’operazione disco vintage che Madonna operò su Confessions on a dance floor (2005). Più che alla disco – cui la lega forse l’idea di legare ogni brano senza interruzioni in un unico flusso di suoni e beat – qui ci si tuffa nelle atmosfere ’90 riverniciate di Edm, house e Eurodance: che sia il gay club di Free woman, coinvolgendo perfino Elton John nel beat dance pop di Sine from above dal finale geniale in puro drum’n’bass. Bizzarro anche se manca il kitsch allucinato di The Fame e molte tracce sono attente a non compromettere un futuro di passaggi radiofonici, anche nella durata – mai più di tre minuti.
Tre i duetti – quello già citato con Elton John, Sour Candy con Black Pink ma soprattutto Rain on Me con Ariana Grande, successo istantaneo grazie anche a un video girato da Robert Rodriguez che ha già oltre 48 milioni di visualizzazioni in pochi giorni. Al centro di Babylon, il gossip: «L’ho subito ma ora so gestirlo», mentre 911: «Parla di un antipsicotico che prendo da tempo. E il motivo è che non riesco sempre a controllare quello che fa il mio cervello».