Quanto accaduto in via della Camilluccia dove Silvio Fanella, il cassiere della banda Mokbel, è stato assassinato da un commando di cui faceva parte, secondo alcune fonti investigative, un ex militante di Casa Pound, non è una notizia che ci deve sorprendere. Neofascismo e criminalità sono da sempre un binomio indissolubile. La storia del nostro Paese, dal dopoguerra ad oggi, pullula di episodi dove questa alleanza, perennemente controllata dai servizi segreti, si è macchiata di una lista infinita di crimini. La strategia della tensione, le stragi, i complotti mafiosi hanno sempre evidenziato una partecipazione attiva dell’estrema destra.

Importante ricordare in questo contesto la figura de “la mente nera” Aldo Semerari, psichiatra e criminologo, fascista militante, decapitato dalla camorra per uno sgarro. Come racconta Corrado de Rosa nel libro che ne ricostruisce la vita, l’alleanza tra camerati e criminalità organizzata era l’asse portante di una precisa strategia eversiva.

Il professore con le sue perizie apriva le porte delle carceri ai boss e in cambio, come contropartita, arrivavano le armi, i soldi, l’accesso ai traffici.
La storia giudiziaria degli anni ’70 e ’80 ci ha raccontato che l’estrema destra era una galassia spesso indecifrabile, divisa ma sempre pericolosa.
Ma stando alle cronache giudiziarie più recenti abbiamo potuto constatare che molti di loro non sono andati in pensione. Li abbiamo ritrovati nelle fila di organizzazioni criminali o mafiose, coinvolti spesso in traffici internazionali. Magari con i camerati maroniti che a Beirut contano parecchio e sono in grado di dare una mano agli amici degli amici. Non solo tra i militanti che hanno conosciuto l’esperienza del carcere ma anche tra quelli che sono rimasti ai margini prevale oggi la deriva criminale, ma d’altronde è logico che strutture organizzate, cementate dalla fede, armate e con “conoscenze” rimangano in attività.

Roma, per storia e tradizione, è da sempre la culla di questa estrema destra eversiva con ramificazioni malavitose.
Ma la Roma di oggi non è più quella della banda della Magliana. Nessuno può più permettersi di sognare di conquistare la città. Sono in troppi a spartirsi la torta. Politici, imprenditori, esponenti della finanza hanno trovato partner affidabili nelle organizzazioni mafiose e criminali. Cordate dedite a divorare la loro fetta con metodo e progettualità. I soldi che arrivano dal basso, dallo spaccio alla prostituzione vengono lavati e investiti con il preciso obiettivo di fondere economia illegale e legale. Non a caso siamo il quarto paradiso fiscale a livello mondiale dopo Isole Cayman, Usa e Russia. In questo senso la capitale è diventata un laboratorio dove si stanno sperimentando nuove forme di rapina e saccheggio del territorio che presto diventeranno modelli da esportare a livello nazionale.

La storia della banda Mokbel si inserisce a pieno titolo in questa realtà. Ma si sa che quando scattano le manette, non tutti hanno voglia di stare in galera e allora cominciano i problemi. Perfino i camerati più convinti possono vacillare. E allora per fare pulizia ci si rivolge alla manovalanza. Meglio se di casa.