Alla metà del Settecento, l’erudito tedesco Johann Winckelmann decretò che con l’arte greca del periodo classico l’uomo aveva raggiunto l’acme della sua espressione estetica. Secondo lui, già dopo Alessandro Magno, morto nel 323 a. C., la forma cominciò a disgregarsi, e qualche secolo dopo i Romani non fecero altro che imitare pedissequamente i Greci. Da allora l’arte romana fu relegata in una condizione di inferiorità, senza possibilità di redenzione estetica. Ci volle un secolo e mezzo perché due viennesi, Alois Riegl e Franz Wickhoff, a cavallo tra Otto e Novecento, studiando la produzione figurativa successiva alla caduta dell’impero d’occidente (476),...