Una vita solo in parte illuminata dai riflettori della Storia, ma che nel suo compiersi sembra aver raccolto tutta la complessità e le contraddizioni del «secolo breve». La biografia di Lisa Sergio che Sandro Gerbi ha firmato per i tipi di Neri Pozza, La voce d’oro di Mussolini (pp. 222, euro 18), non racconta solo la traiettoria fuori del comune di una donna del Novecento, ma, attraverso le sue vicende personali, interroga la memoria e l’analisi di fasi decisive di un passato che non potrebbe essere più prossimo.

FRUTTO DI UN LAVORO di scavo trentennale negli archivi italiani e degli Stati Uniti, il volume – che sarà presentato oggi alle 14,30 alla casa della Memoria di Milano nell’ambito di Bookcity dall’autore insieme a Marta Boneschi e Irene Piazzoni -, racconta una storia a prima vista paradossale: quella che ha visto una giovane donna incarnare attraverso la radio la voce internazionale del regime fascista e quindi, con altrettanta forza, divenire l’interprete dell’opinione pubblica democratica oltreoceano.

Due vite, o forse tre come suggerisce Gerbi, quelle attraversate da Lisa Sergio nel corso della sua esistenza e che ne fanno una figura per molti aspetti paradigmatica delle contorsioni di un’epoca, ma anche la protagonista di una storia dai tratti decisamente romanzeschi.

Figlia di un napoletano e di una donna d’origine statunitense, cresciuta nell’ambiente della comunità angloamericana di Firenze, Lisa Sergio non aveva che 17 anni al momento della presa del potere dei fascisti nel 1922. Intorno a lei, i ricchi anglosassoni innamorati della Toscana guardavano a Mussolini come all’uomo che insieme all’ordine avrebbe potuto restaurare anche l’antica bellezza del Paese.

In questo clima, la giovane che sognava di diventare giornalista mosse i primi passi nelle testate in lingua inglese che si pubblicavano tra Firenze e Roma e che mostravano una dedizione assoluta al regime e al suo Duce. Al punto che una volta trasferitasi nella capitale, per seguire l’ufficiale di cavalleria – il doppio dei suoi anni -, del quale si era innamorata, Lisa sarebbe approdata nel 1933 alle trasmissioni in onde corte destinate all’estero dell’Eiar, grazie ad una lettera di presentazione firmata da Guglielmo Marconi che aveva incontrato più volte nei salotti che frequentava.

IN BREVE, grazie al suo inglese «oxfordiano» e alla sua assodata fedeltà al fascismo, la giovane fiorentina sarebbe diventata la voce ufficiale del regime attraverso i notiziari quotidiani o garantendo, come nel caso della proclamazione dell’«impero» da parte di Mussolini il 9 maggio del 1936, che gli ascoltatori anglofoni di tutto il mondo seguissero in diretta quanto accadeva nella Città Eterna.

Malgrado la fama di Sergio avesse varcato rapidamente i confini nazionali, parole di apprezzamento per il suo lavoro arrivavano anche dalla stampa straniera, pur se spesso culturalmente affine al fascismo, l’impegno all’Eiar si interromperà bruscamente a metà del 1937, forse per mettere a tacere le voci che iniziavano a circolare su una relazione tra la giornalista e Galeazzo Ciano, genero del Duce e responsabile dell’Ufficio stampa dello stesso Mussolini.

Grazie ad un nuovo intervento di Guglielmo Marconi, apprezzato in patria quanto in America, per Lisa Sergio si sarebbero aperte a New York le porte della catena Nbc, il maggior network radiofonico degli Stati Uniti. Dopo qualche anno, e dopo essersi legata alla First Lady Eleanor Roosevelt come alla nota giornalista Dorothy Thompson, l’ex voce dell’etere fascista sarebbe approdata alla Wqxr. emittente più tardi acquistata dal New York Times.

Assunta come commentatrice, note le sue trasmissioni rivolte all’opinione pubblica democratica in quegli anni difficili, avrebbe lavorato per la radio newyorkese fino al 1946, quando un nuovo colpo di scena le costerà un ulteriore licenziamento, questa volta su pressione dell’Fbi che dopo averla sospettata di essere poco meno di un agente fascista al suo arrivo in America, la accusava ora di essere vicina ai comunisti a causa dei suoi legami con alcune associazioni di profughi e immigrati europei.

LISA SERGIO sarebbe rimasta comunque anche in seguito negli Stati Uniti, fino alla morte avvenuta a Washington nel 1989, pubblicando una mezza dozzina di volumi, tra cui una celebre biografia di Anita Garibaldi. Nella sua esistenza si erano intrecciate diverse traiettorie su cui l’entusiasmante indagine di Sandro Gerbi provo ora a fare finalmente piena luce.