In un pomeriggio afoso di luglio del 1986 – fuori le cicale compulsavano l’aria, l’accendevano a furia di sfregamenti, di una nevrosi meccanica, estenuante di cartilagini, ali veline e catafratte, bave, becchi che si biforcano dentro un ingorgo terrificante d’insetto, mentre l’ombra degli alberi ordinati in filari lungo i cigli cercava di stemperarne il peso, il presagio come di morte: la fine dell’ennesima estate avallata da balbe folate dall’orizzonte, e il valico adolescenziale, il valzer degli addii di lì a poco – comparve sugli schermi dei televisori bombati, un cartone animato che avrebbe condizionato le esistenze acerbe, i sogni, le...