Nato da un lavoro di ricerca seminariale condotto, a partire dal 2015, presso l’Università di Padova, il volume collettivo Marx: la produzione del soggetto (DeriveApprodi, pp. 284, euro 20) colpisce per la capacità di confrontarsi con la lettura dei testi marxiani (senza limitarsi alla filologia) e con alcuni snodi del dibattito marxista e della politica comunista (senza mai cadere in un’interpretazione delle interpretazioni). Si offre una mappatura delle articolazioni teoriche e politiche del concetto di «soggetto», colto nella sua ambivalenza tra autonomia e assoggettamento, attività e passività.

COSÌ LO STATUTO del soggetto viene indagato mettendo in relazione Ideologia tedesca e 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, come esempi di un’inedita strategia critica in cui verrebbe meno ogni gerarchia tra conoscenza e trasformazione della realtà (Visentin); decostruendo lo stereotipo di un riduzionismo marxiano nei confronti del giuridico in favore dell’economico (Scalone); problematizzando le difficoltà di Marx nel focalizzare il tema della divisione sessuale del lavoro e del ruolo sistemico della riproduzione (Toffanin).
La posizione del soggetto, invece, si ricava dai nessi evidenziati dalle analisi sulle trasformazioni subite dai concetti di «ideologia» e di «feticismo» (Basso, Raimondi), dall’importanza assunta dal denaro in quanto «forma del rapporto sociale» e «astrazione praticamente vera» (M. Basso), dal ruolo costituente assunto dai conflitti per la determinazione della giornata lavorativa (Di Marco). La trasformazione del soggetto, infine, affiora da alcune sfaccettature della lotta politica: l’esigenza di pensare non solo ad un diverso uso delle macchine, ma a macchine con finalità diverse dalla valorizzazione capitalistica (F. Raimondi); un’interrogazione sui diversi significati assunti in Marx dal sintagma «dittatura del proletariato» e sulle sue poste in gioco, non dissolte dall’offuscarsi dei termini (Rampazzo Bazzan); una messa in questione della dicotomia tra soggetto individuale e collettivo (Basso).

ATTRAVERSO LA FLUIDITÀ di queste tre dimensioni ad essere chiamata in causa è la stessa concezione materialistica della storia come «sapere di parte», volta a cogliere e a intervenire nell’intreccio tra necessità della contingenza e necessità del movimento storico.
Alcuni tra gli spunti più interessanti del libro si collocano proprio in questa piega: la definizione della politica come «luogo in cui il due della lotta di classe si divide costantemente e costantemente deve essere ricomposto dalla politica stessa»; l’ipotesi di una sorta di «anticipo» della struttura politico-giuridica su quella economia nel caso del suffragio universale (Scalone); la critica, condotta, anche a partire dai lavori di Silvia Federici, ad ogni concezione tecnicista della rivoluzione; la dismisura come spazio della politica e la necessità di tenere conto in modo diverso di quanto, invece, è misurabile; il problema se tra denaro come «forma sociale», «equivalente generale» e «capitale», in particolare nella sua forma creditizia, vi sia continuità o salto e in quali rapporti con la politica e lo Stato; l’intreccio tra movimento e organizzazione come potenzialità e difficoltà dell’emancipazione comunista.
Si tratta di interrogativi, indicatori di ricerca, elementi di criticità che indicano ulteriori strade da percorrere.