Il Grexit è stato allontanato di una decina di giorni, anche se non c’è nessuna garanzia che sia evitato del tutto un Grexident, cioè un incidente non voluto. Alexis Tsipras ha ammesso, difatti, che la Grecia sarà a corto di liquidità tra una settimana, all’inizio di aprile (e entro quella data ci sono ancora forti scadenze da pagare, per un totale di 6 miliardi di restituzioni nel mese di marzo). Il mini-summit, che si è concluso tardi nella notte tra giovedi’ e venerdi’ a Bruxelles, ai margini del Consiglio europeo, ha messo sotto accusa Atene. Le condizioni della Ue e dell’Eurogruppo restano le stesse: il governo Tsipras dovrà presentare al più presto una nuova lista, dettagliata, delle “riforme” da attuare (che restano quelle del Memorandum e dell’impegno del 20 febbraio). Già entro la fine della prossima settimana potrebbe riunirsi l’Eurogruppo per un primo esame. E solo a conclusione di un’analisi in profondità potrà essere sbloccato il versamento dell’ultima tranche (7,2 miliardi) – o di parte di essa – del secondo piano di aiuti, esteso di 4 mesi il 20 febbraio scorso. C’è di più: Angela Merkel, François Hollande, Mario Draghi, Jean-Claude Juncker e Jeroen Dijsselbloem hanno ingiunto a Tsipras di non permettersi mai più di far passare leggi di spesa in modo “unilaterale”, come è successo mercoledi’ scorso con la legge umanitaria. Declan Costello, il Mr. trojka della Ue, aveva già lanciato un’offensiva contro questa legge, considerata un’iniziativa unilaterale, non concertata. La presa di posizione aveva sollevato un polverone al punto che il commissario agli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, era dovuto intervenire, per assicurare che Bruxelles non era contro l’umanitario. Con la nuova offensiva contro gli atti “unilaterali”, i creditori ripropongono la messa sotto tutela di Atene. Tsipras, tenace, ha pero’ ottenuto qualcosa: non sarà Bruxelles ad imporre dall’alto le “riforme” e il loro ritmo, ma il percorso sarà negoziato con il governo di Atene. Si tratta di una piccola vittoria politica, destinata a far calare la pressione sul governo Tsipras, che sale anche ad Atene. Lunedi’, l’incontro a Berlino con Merkel dovrebbe contribuire a calmare gli spiriti in Europa, anche se la sostanza resta sempre la stessa, i creditori aspettano le “riforme” e Atene cerca di ottenere tempo.

I rappresentanti della trojka, oggi ribattezzati “istituzioni”, sono ad Atene dal 12 marzo. Si lamentano di non avere accesso ai documenti, di essere relegati in un hotel lontano dai ministeri. Dovranno essere loro aperte tutte le porte. “Abbiamo già perso troppo tempo” ha ripetuto Hollande, riprendendo l’affermazione di qualche giorno fa del presidente dell’Eurogruppo, Dijsselbloem. Una bordata contro Tsipras è arrivata anche da David Cameron, che non ha partecipato al mini-summit. Per il primo ministro britannico, quando è andato al potere, Gran Bretagna e Grecia avevano difficoltà simili. Ma Londra ha fatto il suo dovere, ha affermato Cameron, mentre la Grecia ha continuato a ballare con i soldi altrui. E’ davvero successo questo? Uno studio della fondazione tedesca Hans Böckler, vicina al sindacato Dgb, racconta un’altra storia. La crisi ha avuto l’effetto di una guerra in Grecia. I redditi delle famiglie sono caduti in media del 23%, ma quelli del 10% più povero sono crollati dell’86% tra il 2008 e il 2012 (mentre i più ricchi hanno subito un taglio del 20%). Per il direttore della fondazione Böckler, la Grecia avrà bisogno di un terzo piano di aiuti, se si vuole evitare un Grexit. Ma per il governo greco è troppo presto per parlare di questo. L’orizzonte è limitato alla prossima settimana, e poi, se verrà superato l’ostacolo e dato il via libera al versamento della tranche di 7,2 miliardi, il nuovo confronto dovrebbe essere rimandato a giugno, quando scadrà l’estensione del piano di aiuti. Nel frattempo, il governo Tsipras deve recuperare la fiducia dei risparmiatori: secondo fonti finanziarie, nella sola giornata di mercoledi’, in seguito alle affermazioni di Dijsselbloem sullo “scenario cipriota” e l’eventualità di un blocco dei movimenti di capitali, sarebbero stai ritirati dalle banche greche più di 300 milioni di euro.