«Mosul non deve confondere la priorità di Aleppo, se il mondo sta guardando Mosul, Aleppo non deve essere dimenticata» ripeteva ieri l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura al termine dell’incontro con i ministri degli esteri dell’Unione europea a Lussemburgo. La questione di Aleppo, ha spiegato, «è vitale e fondamentale. Qualsiasi discussione non deve dimenticare il fatto che se da qui a dicembre non siamo in grado di trovare una soluzione, Aleppo non ci sarà più», ha insistito De Mistura.

Speriamo anche che l’offensiva per la riconquista della roccaforte dell’Isis in Iraq non lasci alla Turchia piena libertà di manovra nel nord della Siria e alla creazione di realtà sul terreno che potrebbero avere risvolti inquietanti. Mentre i media di mezzo mondo riferivano della conquista da parte dell’Esercito siriano libero – la milizia dell’opposizione siriana appoggiata da Ankara – della città di Dabiq, presunta Megiddo islamica, la Turchia faceva sapere di aver creato i presupposti per una “safe zone” all’interno del territorio siriano.

Ankara, nell’indifferenza generale, sta attuando il piano che è dietro l’operazione militare “Scudo dell’Eufrate” lanciata il 24 agosto scorso contro i curdi. «La Turchia ha trasformato questa area (del nord della Siria) in una safe zone che potrebbe anche portare alla creazione, con il consenso della comunità internazionale, di un campo per i profughi», ha spiegato il vicepremier e portavoce del governo turco, Numan Kurtulmus.

La Turchia sostiene di aver sottratto allo Stato islamico circa 1.250 km quadrati di territorio e prevede di appoggiare i miliziani dell’opposizione siriana verso al Bab a una trentina di km a sud di Dabiq. Un pezzo di Siria che, evidentemente, nei disegni di Ankara potrebbe diventare quella zona cuscinetto che ha invocato sin dal 2011. Con il pretesto di crearvi uno o più campi per i rifugiati siriani e di doverli proteggere da ogni aggressione, la Turchia pianifica la nascita di una entità territoriale da affidare alla “amministrazione” dell’opposizione anti Bashar Assad e che serva anche a tamponare le aspirazioni curde.

Un progetto parallelo a quello in atto nel nord dell’Iraq che il leader turco Erdogan non ha alcuna intenzione di lasciare nonostante gli avvertimenti giunti da Baghdad. Tutto in nome della lotta all’Isis sebbene Ankara continui a chiudere un occhio, anzi tutti e due, sui movimenti dei jahadisti che passano per il suo territorio diretti in Siria e Iraq. La Bulgaria ieri ha fatto sapere che circa cento presunti jihadisti, molti dei quali cittadini occidentali, hanno attraversato indisturbati la Bulgaria diretti Turchia, nei territori ancora controllati dall’Isis. Sofia spiega di non poter fermare queste persone se nei loro confronti non vi è un mandato di cattura del Paese di provenienza.

E a quanto pare, per motivi ben diversi, non le ferma neanche Erdogan.

Sul tavolo resta irrisolta la questione di Aleppo. La Russia ha annunciato che il 20 ottobre dalle 8 del mattino alle 16 nella zona di Aleppo entrerà in vigore una pausa umanitaria durante la quale le forze aeree russe e le forze governative siriane sospenderanno i raid. Mosca ha ribadito anche il suo appoggio alla proposta fatta nei giorni scorsi da De Mistura per l’uscita dalla zona Est di Aleppo dei miliziani qaedisti del Fronte al Nusra (noto da qualche mese come Fronte Fateh al Sham). Dall’opposizione siriana però arrivano altre accuse alla Russia che ieri avrebbe bombardato di nuovo Aleppo provocando numerose vittime, tra i quali alcuni bambini.

Da parte sua il Consiglio degli esteri dell’Ue ha condannato con forza gli «attacchi sproporzionati» su Aleppo «da parte del regime e dei suoi alleati». La Russia ha replicato riferendo della morte di oltre 130 bambini negli attacchi dei presunti “ribelli” contro strutture sociali (scuole, moschee, mercati) ad Aleppo ovest, la zona della città controllata dalle forze governative. Ha di nuovo denunciato che i miliziani di Al Nusra continuano a ricevere armi tecnologicamente avanzate, compreso il sistema missilistico anti-tank Tow, di produzione americana.