La visita dI Angela Merkel ad Atene è coincisa con il ritorno sul mercato finanziario dei titoli di stato greci per un valore di 2.5 miliardi. Il fatto di averli collocati ad un tasso inferiore al 5,5%, come preventivato, ha fatto dire al premier greco Samaras che la Grecia è ormai uscita dal tunnel. Non si capisce bene di quale tunnel parli, se è quello del Monte Bianco in cui Monti vedeva la luce alla fine del percorso (ma la leggeva male, altrimenti avrebbe capito che diceva adieu Monti ) o quella di Letta che prevedeva già nel 2014 una crescita dell’1% per l’Italia, già rivelatasi errata.

L’abbraccio con la Merkel del premier greco non è stato sufficiente a rassicurare chi conosce bene la situazione economica e finanziaria della Grecia. ». Dello stesso tenore altri commenti di esperti di grandi banche ed istituzioni finanziarie, apparse sulla pagina economica di Le Monde l’11 aprile : » stima Jesus Castillo. Ed aggiunge Christopher Dembik, della Banca Saxo: ».

Il debito pubblico della Grecia era all’inizio della crisi (2008) pari al 112,9 % del Pil, su un livello pari a quello italiano. Tre anni dopo era arrivato al 170.3%, dopo le prime misure di austerity. I titoli di stato non riuscivano più ad essere venduti sul mercato globale se non a tassi di interesse sempre più alti ed insostenibili. A quel punto, nel 2011, lo Stato greco era chiaramente in default, come sosteneva su questo giornale Guido Viale. Ma i tempi della politica sono diversi da quelli del mercato e della razionalità contabile. Accettando il fallimento della Grecia la troika avrebbe ammesso il fallimento delle politiche di austerity e, soprattutto, avrebbe lasciato le banche tedesche, francesi, ecc. con miliardi di titoli di stato greci inesigibili. Per evitare tutto questo fu deciso di cancellare una parte del debito pubblico (123 miliardi) e di chiedere come contraccambio dure politiche di austerità che in poco tempo hanno prodotto un tasso di disoccupazione altissimo (27.3% al 2014), la fine della sanità pubblica e del diritto all’istruzione, la perdita della casa per centinaia di migliaia di famiglie ed una povertà di massa che non si vedeva dal tempo della seconda guerra mondiale. Dopo tre anni di questa disonorata macelleria sociale il risultato è che il rapporto debito pubblico /Pil ha toccato un nuovo record: 177% agli inizi di quest’anno. E quindi si richiede una nuova, parziale, cancellazione del debito, che avverrà con il contraltare di altre odiose misure di austerità.

C’è da chiedersi: a chi giova questo gioco al massacro, visto che poi alla fine il debito pubblico deve essere comunque in parte cancellato ed in parte ristrutturato? Per comprenderlo dobbiamo approfondire il rapporto che passa tra l’usuraio e le sue vittime. L’usuraio non ha interesse ad uccidere le sue vittime, ma a succhiargli il sangue, a torturarle con ogni mezzo per costringerle a vendere tutti i propri beni. Gli presta ancora del denaro quando la vittima non onora i pagamenti, ma lo fa ogni volta chiedendo in cambio tassi più alti fino alla consunzione delle persone che cadono nella sua rete. Questo rapporto sadico e perverso è stato magistralmente espresso da Shakespeare nel “Il mercante di Venezia”. Come è noto, Shylock, l’usuraio, fa firmare ad Antonio, un armatore in difficoltà, un contratto in cui se non restituisce i soldi, dovrà offrire all’usuraio una libbra della sua carne. Quando si arriva al processo e gli amici di Antonio offrono a Shylock i tremila ducati dovuti, l’usuraio li rifiuta e pretende che venga rispettato il contratto: ».

E’ quello che a preteso la troika (Commissione europea, Bce e Fmi) dal popolo greco. Non ha pensato tanto a recuperare i denari prestati dalle banche e dalle istituzioni pubbliche, quanto a tagliare la carne viva del corpo sociale, come pretendeva il personaggio shakespeariano. L’odiosa punizione, il rituale sacrificale è stato imposto anche alla Spagna e al Portogallo, ma non all’Italia che ha deciso di punirsi da sé per soddisfare la sete di sangue dei padroni della finanza. Non è servito a niente: anche il nostro paese di avvia sulla strada del default: il rapporto debito pubblico/Pil era a 118% quando è venuto il turno del governo Monti, oggi è arrivato al 134%! Ed è sicuro che continuerà a crescere, dato il deficit previsto per l’anno in corso si aggira intorno al 3% ed il Pil nella migliore delle ipotesi arriverà ad un 0.8%.

In sostanza il nostro debito pubblico è insostenibile ed impagabile. Il programma che prevede in venti anni di ridurre il rapporto debito/Pil al 60% è pura follia: si dovrebbero tagliare ogni anno 50 miliardi dalla spesa pubblica. Come se ne esce ? Come diciamo da anni: attraverso una alleanza forte tra i paesi europei più indebitati, i cosiddetti Piigs, per costituire una massa critica in grado di bilanciare lo strapotere tedesco del governo delle larghe intese che vorrebbe continuare a dettare legge nella Ue. E’ quello che ci insegna la storia delle vittime dell’usura: solo quando si ribellano, si uniscono, non hanno più paura dell’usuraio e riescono a riacquistare il diritto a vivere.