C’era già qualcuno a scommettere che il Bitcoin potesse diventare una sorta di riserva aurea dematerializzata, ovvero un bene rifugio senza la «solidità» (soldo, come è noto, deriva da solidus) dell’oro, moneta-merce per eccellenza fin dall’antichità. Complice, anche questa volta, come tre anni fa, un nuovo record della più nota delle criptovalute: quarantamila dollari per ogni Bitcoin (+400% in un anno). Euforia che però è durata poco. Ora il timore è che la caduta possa avvenire troppo repentinamente, stante il crollo del 21% delle sue quotazioni in soli due giorni, con impatti imprevedibili su altri strumenti negoziabili. Ma come si...