sessismo

Il politicamente corretto non gode di ottima salute a Silicon Valley. Ma questo vale anche per la sbandierata neutralità della tecnologia. Sono questi argomenti che hanno travolto la vita dentro Google nelle ultime settimane.

È INFATTI di alcuni giorni fa il licenziamento di un ingegnere della società di Larry Page e Sergej Brin, accusato di aver espresso giudizi sessisti nei confronti delle donne ritenute biologicamente preposte al lavoro di cura e alla bellezza che a scrivere linee di codice informatico. Con una lunga missiva nella posta elettronica interna, ma pubblicata sul sito ufficiale di Google, la vicepresidente alla «Diversity, Integry & Governance» Danielle Brown ha scritto ai googlers per spiegare che il licenziamento non mette in discussione la libertà di espressione dei dipendenti ma perché il testo dell’ingegnere James Dalmore era offensivo e ingiuroso verso le donne che lavorano a Google. Inoltre le frasi di Dalmore sono considerate da Brown contrarie al codice di condotta interno sottoscritto nel momento dell’assunzione.

IERI A SORPRESA un tweet di Julian Assange, che ha offerto un posto di lavoro all’ingegnere licenziato in Wikileaks perché «la censura è per i perdenti». Una presa di posizione in linea con la cultura libertaria di Assange. D’altronde non è la prima volta che il fondatore di Wikileaks punta l’indice contro Google, ritenuta di volta in volta una sorta di impresa che fa della censura il suo modo operandi.

IN RETE, tuttavia, sono molti i giornalisti e gli analisti che hanno segnalato che chi soffia sul fuoco della polemica sono media notariamente conservatori come Breitbart, diretto in passato da colui che ora è lo stratega capo del presidente Usa Donald Trump.

silivonvalley

Al di là delle polemica sui media, l’ingegnere licenziato non ha espresso pubblicamente solo una opinione. Nei giorni scorsi, infatti, ha diffuso un lungo documento ripreso da vari siti (chi scrive l’ha scaricato dal sito: gizmodo.com), dove forniva una analisi sull’inadeguatezza delle donne a svolgere un lavoro scientifico e, sopratutto, una critica contro l’ideologia liberal ritenuta dominante nella Silicon Valley.

DULMORE chiama in ballo l’antropologia, la biologia, il marxismo (ridotto a variante della cultura liberal) e la cultura politica di destra in un potpourri sessista.

Ma sono le stesse settimane che hanno visto in rete la diffusione di un altro testo, fortemente critico verso Google. L’accusa, questa volta, riguarda la presunta neutralità dell’algoritmo alla base del motore di ricerca. A diffondere il testo il sito mronline.org (la versione on line della storica rivista marxista statunitense Monthly Review) che documenta come i risultati delle ricerche penalizzano sempre i siti progressisti e di sinistra anche quando presentano contenuti più aderenti e congrui rispetto all’argomento della ricerca.

UN’ACCUSA di parzialità e di censura non nuova per Google, che si è sempre trincerata dietro il segreto industriale e il brevetto sull’algoritmo Page Rank che l’ha fatta diventare nel testo uno dei master of command nella Rete.