Dopo che il governatore della Puglia Michele Emiliano aveva definito il cantiere Tap di Melendugno, nel leccese, simile ad Auschwitz per i muri di cinta con filo spinato e la militarizzazione di un territorio a vocazione turistica, dal 13 dicembre è decaduta l’ordinanza prefettizia con cui si era creata una zona d’esclusione intorno al cantiere del gasdotto con cancellate, centinaia di agenti di vigilanza e, appunto, filo spinato. «Con questo provvedimento il governo ammette di aver sbagliato – dice il sindaco di Melendugno Marco Potì – se sono accaduti episodi come quello di qualche giorno fa quando 52 ragazzi, che avevano manifestato dissenso davanti alle cancellate, sono stati privati dei propri diritti civili venendo trattenuti per circa dieci ore in questura senza poter comunicare con l’esterno».

Sindaco Potì, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda si rammarica che il Tap non sia ancora in funzione: in caso di incidenti come quello avvenuto in Austria, ha dichiarato, si eviterebbe lo stato d’emergenza che fa ricorrere allo stoccaggio nazionale di gas.
Peccato non abbia considerato però che quanto accaduto in Austria potrebbe verificarsi con Tap anche in Salento. Il ministro Calenda non è completamente informato e strumentalizza l’incidente a vantaggio di Tap, ossia di una società privata che ha già firmato il contratto per la vendita di gas a clienti europei a un prezzo stabilito da loro chiamato «esenzione del diritto di accesso a terzi», sfruttando così una situazione di monopolio.

Il comitato No-Tap, che lotta per la difesa del territorio, può ancora fermare l’approdo del gasdotto e pretendere una politica energetica basata sulle fonti rinnovabili?
Il progetto Tap è inutile e dannoso. Le fonti fossili nuocciono alla salute delle popolazioni. Qui in Salento, con la presenza di Cerano a Brindisi e Ilva a Taranto, deteniamo il drammatico primato di malattie tumorali. Le fonti fossili concentrate in paesi antidemocratici, peraltro, creano una dipendenza dall’estero. Il modello virtuoso è dato dalla generazione diffusa attraverso uno sviluppo delle fonti rinnovabili.

Il territorio del Salento sarebbe stato svenduto col beneplacito di politici locali alle multinazionali del gas, in tempi non sospetti, quando Tap era un’entità sconosciuta. Le rimostranze attuali insomma avvengono a giochi fatti.
Tap arrivò nel Salento nel 2003, con approdo previsto a Lendinuso, nel brindisino. Via via poi, con interventi e aggiustamenti, si è arrivati qui a Melendugno. Già in quel periodo si trattava di progetti nati vecchi, che non guardavano in prospettiva. Figuriamoci oggi se possono ritenersi strategici! Mi lasci astenere dal commentare il comportamento della classe politica di questi ultimi due decenni.

Lo scrittore Erri De Luca, in un incontro a Lecce, ha definito il progetto Tap «una prepotenza pubblica da sabotare». Si soffia sul fuoco se ci sono forti contrapposizioni, il rischio è reale.
Siate cittadini e non sudditi, abbiate la forza di rispondere no alle prevaricazioni, ai soprusi. Fare ricorsi presso i tribunali, inoltrare esposti alla magistratura, informare democraticamente, fare emergere le storture e il malaffare: è tutto questo che intende De Luca quando usa la parola sabotaggio.