Occhi lucidi per Genova, un mese dopo il crollo del ponte Morandi. Alle ore 11,36 di ieri, la città si è fermata per commemorare le 43 vittime precipitate con parte del viadotto in quella maledetta e piovosa mattina d’agosto. I negozi hanno abbassato le saracinesche, i taxi e i bus hanno spento i motori e i cittadini sono scesi in strada fermandosi in raccoglimento. Un silenzio interrotto solo dalle sirene delle navi del porto e dai rintocchi delle campane. Il Morandi era il ponte più trafficato e attraversato della città, era parte dell’autostrada A10 ma era in tutto e per tutto un’arteria cittadina. Ecco perché, ieri, in molti ripetevano: «Chiunque di noi poteva essere lì, è una tragedia enorme per la nostra città». Andare «oltre il ponte» non sarà facile.

ISTITUZIONI E PARENTI delle vittime si sono ritrovati in via 30 Giugno, vicino a quello che il sindaco Marco Bucci ha definito «il nostro Ground Zero» con lo sguardo rivolto a quei monconi precari e allo squarcio in mezzo alla Val Polcevera. In via Fillak, ai limiti della zona rossa, si sono ritrovati gli sfollati, con le maglie

«Quelli del Ponte Morandi». «Facciamo urlare il silenzio» hanno detto i membri del comitato Certosa prima che scoccassero le 11,36. Poi, si sono tenuti per mano, insieme ai vigili del fuoco e ai volontari della protezione civile. Un lungo applauso ha concluso il minuto di silenzio, dopodiché il gong di una campana tibetana ha risuonato 43 volte nel quartiere e sono stati liberati in cielo palloncini. Rabbia e dolore.

«NOI CHIEDIAMO SOLO LA VERITÀ – ha detto Giuseppe Matti Altadonna, padre di Luigi, morto a 34 anni -, ci dicano perché è crollato quel viadotto. Questo ce lo devono, per mio figlio e per tutte le altre 42 vittime». I commercianti di Certosa si dicono in ginocchio, stremati.

I vigili del fuoco e i tecnici delle ditte specializzate hanno iniziato ieri, in vista della demolizione del ponte, i sopralluoghi e le operazioni propedeutiche all’installazione delle gru e delle apparecchiature di controllo dei sensori sui monconi. Il minuto di silenzio è stato osservato anche tra i lavoratori del porto, tra le banchine dei terminal.

UN SECONDO MOMENTO di commemorazione si è svolto nel pomeriggio in piazza De Ferrari per l’iniziativa «Genova nel cuore». Qui, è arrivato il premier Giuseppe Conte accolto oltre che da applausi anche dalle urla «ponte, ponte». Salendo sul palco ha sottolineato: «Non abbiamo ceduto al ricatto di Autostrade per la ricostruzione del ponte, sarà a sue spese, ma la procedura per revoca della concessione e la decadenza rimane in piedi e si completerà».  A un mese dal crollo, sono iniziati in procura a Genova i primi interrogatori degli indagati. Salvatore Bonaccorso, uno degli ingegneri del provveditorato relatori del parere sul progetto di retrofitting, è arrivato in procura con il suo avvocato Giovanni Ricco. Si è avvalso della facoltà di non rispondere. Lo stesso ha fatto l’ingegner Antonio Brencich.

«LE INDAGINI SONO IN UNA FASE primordiale – ha detto il suo avvocato Anna Francini – e quindi non è ancora opportuno parlare. Quando la procura circostanzierà le accuse, non avrà remore a rispondere ai magistrati». Scena muta per di Mario Servetto e Giuseppe Sisca: anche loro facevano parte del comitato tecnico del Provveditorato delle opere pubbliche, presieduto da Roberto Ferrazza (indagato), che il primo febbraio diede l’ok al progetto di rinforzo.

Secondo i pm Massimo Terrile e Walter Cotugno, il comitato tecnico oltre a valutare la bontà del progetto doveva verificare pure se il ponte era in buone condizioni e sollecitare approfondimenti. Tra i 20 indagati ci sono i vertici di Autostrade e alcuni dirigenti del ministero delle Infrastrutture. Le accuse, a vario titolo, sono quelle di omicidio colposo plurimo, aggravato dal mancato rispetto delle norme anti-infortunistica, omicidio stradale colposo e disastro colposo.

Compito della procura è comprendere come il ponte sia crollato e se il disastro potesse essere previsto. I nuovi interrogatori sono stati fissati per il 24 settembre, il giorno prima dell’inizio dell’incidente probatorio.