In Grecia si sta ripetendo esattamente lo stesso scenario vissuto nell’autunno del 2020. In vista della stagione turistica la pandemia era sparita come per miracolo: restrizioni meno rigide, paese pronto a ricevere i visitatori stranieri e rilanciare la sua economia. Nel frattempo, il governo aveva ignorato le richieste delle autonomie locali a rinforzare i trasporti pubblici per evitare l’ammucchiarsi dei passeggeri nelle ore di punta. Al contrario, pur di tagliare i fondi al settore educativo la ministra dell’Istruzione Niki Kerameos ha chiuso le scuole con pochi alunni e aumentato la massima capienza delle aule scolastiche fino a 32 allievi.

Il risultato è che da più di due mesi l’epidemia si sta diffondendo rapidamente, con un enorme focolaio incentrato inizialmente nella Grecia settentrionale ma ora presente in tutto il paese, con centinaia di vittime. In parallelo, la campagna di vaccinazione non sta dando i risultati sperati, lasciando senza vaccino poco meno della metà della popolazione.

Si è arrivati così a una nuova stretta, questa volta prenatalizia, che è entrata in vigore da ieri in tutta la Grecia e colpisce in particolar modo i non vaccinati. Siano No vax militanti oppure semplicemente cittadini confusi o indifferenti, non hanno più accesso ai luoghi pubblici, esclusi i tribunali e le chiese, dove si chiederà un test rapido. Esonerati dalle nuove misure restrittive i poliziotti e i membri del clero, non a caso tradizionali elettori della destra. Riguardo alle forze di polizia, il ministro presso la Presidenza del Consiglio Akis Skertsos si è giustificato sostenendo che «non ci sono dati che riportino che le forze dell’ordine diffondano il virus», mentre il clero ortodosso ha scelto a maggioranza di non seguire la «calorosa perorazione» dell’arcivescovo di Atene Ieronimos a vaccinarsi.

Durante un vivace dibattito in Parlamento Tsipras ha accusato il governo di essere responsabile degli scarsi risultati della campagna di vaccinazione, volendo tenere il piede in due staffe ed evitando di entrare in contrapposizione aperta con i No Vax, in gran parte elettori di destra. Syriza ha annunciato di intraprendere in prima persona una sua campagna nazionale in favore dei vaccini.

Da ottobre il numero dei decessi è cresciuto rapidamente. Mettendo in ginocchio il sistema sanitario pubblico, con i reparti di terapia intensiva che non riescono più ad accogliere nuovi pazienti. Ripetuti gli appelli dei medici ospedalieri che gridano disperatamente di non essere più in grado di ricevere malati di Covid19 e chiedono di rafforzare subito gli ospedali con assunzioni immediate. Qualche settimana fa il medico responsabile dei reparti di terapia intensiva dell’ospedale di Larissa è svenuto di fronte alle telecamere dopo 14 ore di lavoro. Il presidente dell’Ordine dei Medici Athanasios Exadaktylos ha proposto di imporre ai non vaccinati il pagamento delle cure, provocando la dura protesta dell’intera categoria, che gli ha ricordato il Giuramento di Ippocrate.

Sostenere il servizio sanitario è qualcosa che il premier Mitsotakis ha escluso fin dallo scoppio dell’epidemia, promuovendo invece il ricorso a cliniche private, a prezzi esorbitanti. L’unica misura adottata in questi giorni riguarda la mobilitazione obbligatoria di alcune decine di medici che sono costretti ad abbandonare la libera professione e offrire i loro servizi agli ospedali di Salonicco.

Il governo ha escluso un nuovo lockdown in vista delle feste ma, se le nuove misure, com’è probabile, non daranno risultati soddisfacenti, è probabile che debba ricorrere anche a questa misura.