Negli ultimi decenni la storiografia è stata scossa da una rivoluzione. Come tutte le rivoluzioni, sembra essere improvvisa ma in realtà ha un pregresso, che nel caso degli studi storici vediamo svolgersi nel corso di tutto il Novecento: al punto che il secolo che corre dagli anni Venti del XX secolo ai nostri anni zero ci appare in realtà costellato di rivolgimenti teorici con conseguenze pratiche importanti nel modo di pensare e scrivere la storia.

L’ACCELERAZIONE di quest’ultimo periodo va sotto l’etichetta di storia culturale, ed è stata accompagnata da un fiorire di campi di ricerca poco toccati in precedenza: la sessualità, il genere, i queer studies, i sentimenti e le emozioni, i riti funerari, lo sport e tanto altro ancora. Tuttavia, prima ancora di definire nuovi oggetti storiografici, la svolta sta nella ricerca di metodi nuovi, di interrogativi inediti ai quali rispondere, di modi diversi di considerare temi antichi. Ne parlano Carlotta Sorba e Federico Mazzini in La svolta culturale. Come è cambiata la pratica storiografica (Laterza, pp. 176, euro 18). Entrambi gli studiosi sono da tempo impegnati in questo tipo di ricerca, nel loro caso declinata soprattutto verso l’età contemporanea, sebbene la rivoluzione storiografica abbia investito epoche differenti.

IL LIBRO SI PRESENTA come una riflessione, ma volendo anche come uno svelto manuale per inquadrare un tema che rischia di rivelarsi sfuggente ai non addetti ai lavori. Gli autori rintracciano le origini della svolta culturale nella tradizione delle Annales francesi da una parte, nella scuola marxista inglese (indebitata con Gramsci) dall’altra; ma si includono anche a ragione l’antropologia culturale, in particolar modo quella interpretativa di Clifford Geertz nel suo rapporto controverso con la storia. Il discusso linguistic turn e la metahistory di Hayden White hanno spostato il focus dalla verità storica alla narrazione, mostrando la centralità dell’autore nell’analisi storiografica, i gusti e le opinioni del quale non possono che porsi come un diaframma tra lo storico e la realtà.

LA FORTE IPOTECA a favore del relativismo è stata discussa e ancora si discuterà tanto in ambito storiografico quanto in quello antropologico. Proprio per la sua funzione di guida alla questione, La svolta culturale non prende nettamente posizione, ma delinea i contesti e le opinioni a confronto. Ogni capitolo individua i protagonisti del cultural turn: oltre a quelli già citati, non possono mancare Michel Foucault, Pierre Bordieu, Michel De Certeau (la Francia ha evidentemente un ruolo di primo piano), senza dimenticare la microstoria nella quale Inghilterra e Italia hanno giocato un ruolo di rilievo. Anche per il tono discorsivo e mai eccessivamente tecnico, pur parlando di teoria, il libro è consigliato a quanti non si accontentano di leggere casualmente di storia, ma vogliono entrare in un dibattito che, almeno in parte, ne ha modificato il linguaggio.