«Una tomba per l’occhio» è un bel titolo per un fine settimana di programmazione che Fuori orario dedica al cinema di Jean Marie Straub (e di Danièle Huillet) – da domani (Raitre, ore 2,00) fino a domenica – con molti titoli in prima tv, ma quasi tutti inediti se si eccettuano festival, e, appunto, lo spazio di Fuori orario, vista la «distrazione» italiana cronica nei confronti dell’opera di due autori centrali nel Novecento, che qui hanno a lungo vissuto e che alla storia d’Italia hanno dedicato tanta parte della loro opera.

L’OMAGGIO – curato da Fulvio Baglivi – unisce le immagini che Straub ha continuato a produrre dopo la morte di Danièle Huillet e quelle nate dal loro lavoro comune (di una vita passata insieme) legate tutte dalla tensione di riposizionare lo sguardo, senza mai utilizzare alcun apparato ideologico, seppellendo la pigrizia e l’abitudine.
Il primo «slot» (venerdì) si apre con un cortissimo, La guerre d’Algerie (2014) che Straub francese di Metz aveva rifiutato emigrando in Germania. A seguire Kommunisten (2014), firmato con Huillet, in cui i frammenti dei film del passato (Operai, contadini, La speranza, Troppo presto, troppo tardi, Fortini/Cani, La morte di Empedocle, Peccato nero) più uno «nuovo», un dialogo estratto da Le Temps du Mépris di Malraux, sembrano quasi comporre una «lezione» sul cinema dei due autori. Della novella di Malraux, poco conosciuta, ispirata probabilmente da Die Prüfung: Roman aus einem Konzentrationslager, romanzo semi-biografico di Willy Bredel, scrittore comunista tedesco arrestato da Hitler e rinchiuso in un campo di concentramento, Straub mantiene l’interrogatorio: è sua la voce dell’inquisitore che sentiamo fuori-campo.

E poi? Lotta di classe e resistenza; lotta al colonialismo (Troppo presto troppo tardi, 1981) che comincia in fabbrica – un lungo piano di un’ occupazione nel Cairo che rivendica la propria indipendenza dagli inglesi – laddove è cominciato il cinema. E anche il suo trucco, gli operai messi davanti alla macchina da presa dai fratelli Lumière, padroni della fabbrica, potranno mai essere operai in lotta?

«LE MASSE rurali organizzano attentati e sabotaggi, lavoratori, studenti, ufficiali, disoccupati manifestano uno accanto all’altro nelle strade della capitale». Le lacerazioni dei comunisti, i loro cambiamenti, un movimento che riflette le trasformazioni delle società. L’Italia rurale di Operai, contadini che piano piano si fa risucchiare dalla fabbrica. L’Italia dei partigiani e dei fascisti, l’Europa del dopoguerra.

«IL GENOCIDIO ha prodotto per una sola generazione ciò che le classi subalterne hanno subito in secoli …». Fortini/Cani (1976), (anch’esso nel programma insieme a Proposta in quattro parti, 1985) il nazismo e la violenza dell’uomo sull’uomo nell’età moderna. Cosa significa comunisti? Cosa è nella Storia e cosa oggi nello sguardo di due «Kommunisten» quali Straub/Huillet?
Da qui si aprono variazioni e detour, i corti su Venezia (A propos de Venise e La mort de Venise) nella cui storia di splendore e miseria riecheggia quella dell’Europa oggi. O Dialogue d’ombre da Bernanos e Un conte de Michel Montaigne (entrambi del 2013) ricerca su Montaigne. Passaggi di una poetica (e politica) che sorprende le certezze a ogni visione