Il film dedicato all’artista Pippa Bacca sarà quest’anno il modo migliore di festeggiare la festa della donna e per aggiungersi alle tante manifestazioni che si sono tenute dopo la sua scomparsa. La performance che aveva ideato era diventata famosa: in abito da sposa, avrebbe attraversato undici paesi teatro di guerra per portare una testimonianza di pace, fino a raggiungere Gerusalemme. La meta però non la raggiungerà mai perché dopo aver attraversato ex Jugoslavia e Bulgaria, in Turchia nel 2008 sarà violentata e assassinata.

IL FILM dedica a questi tragici eventi un emozionante finale, tutto teso a raccontare i dettagli non casuali e le intenzioni di una performance artistica. Elemento non secondario è il suo sorriso perenne (che si spegne solo nelle due ultime scene, quasi ad annunciare la fine). I livelli di comunicazione femminile sono molteplici e si svelano via via, a cominciare dalla sua famiglia composta da sole donne, esempio di autonomia e coraggio. La madre, al momento della separazione, si fa carico delle sei figlie e dimostra loro come sia possibile cavarsela benissimo anche da sole, girando per tutta Europa in pulmino, poi, quando si rompe via a piedi per il cammino di Santiago e ritorno in autostop, diventato uno dei suoi strumenti tecnici.

I DIVERSI passaggi sulle strade dell’est si alternano ai racconti biografici delle sorelle e della madre e alle riprese con la videocamera ondeggianti, spesso oblique, dense, come effettuate dal punto di vista di una borsetta appesa al polso. Altro elemento chiave è la «sorellanza», la compagnia dell’amica che l’accompagna, anche lei in abito nuziale, l’artista Silvia Moro, due abiti non come gli altri, uno studiato a contenere undici strati quanti saranno le nazioni attraversate, l’altro che sarebbe stato ricamato dalle donne incontrate sul cammino, racconto millenario e silenzioso delle donne di ogni paese. Altro elemento chiave sarà l’incontro con le ostetriche dei paesi attraversati. A loro Pippa Bacca lava i piedi come gesto di rispetto nei confronti di una professione che compie da millenni gesti d’amore, portando la vita durante i massacri della guerra. Sono lavacri paralleli a quel continuo lavare le tele e i veli degli abiti con acqua corrente e sapone, anche questi gesti simbolici: nel progetto «Spose in viaggio» nulla è casuale nella costruzione, né ingenuo nella preparazione. Solo una variabile spezza quella perfezione matematica: la rottura finale del rapporto artistico con Silvia per stanchezza e incomprensione e che rappresenterà l’inizio della fine.