«Supera la crisi! Riduci i costi del 40 per cento! Con i lavoratori interinali con contratto rumeno». L’invito è musica per le orecchie della peggiore – e non si sa quanto minoritaria – imprenditoria italiana. Quella che pur di risparmiare sul costo del lavoro sarebbe disposta a vendere la madre.

Personaggi che verosimilmente si sono strofinati le mani continuando la lettura del volantino, distribuito e affisso lungo la via Emilia rossa, a Modena. «Niente Inail, niente Inps, niente malattia, niente infortuni, niente Tfr, niente consulenti, niente tredicesima, niente quattordicesima, no problems». E ancora: «Alla tua azienda non rimane che pagare 11 mensilità e non 14 più Tfr e contributi come stai facendo… ed in più: niente anticipo di Iva perché le nostre fatture sono comunitarie».

Al mondo però c’è ancora speranza. Il volantino infatti ha fatto letteralmente bestemmiare perfino un consulente del lavoro italiano. «È troppo anche per me», per chi come lui cerca ogni giorno di inventarsi modi per far calare il costo del lavoro. È stato lui a portarlo alla Cgil di Modena che mercoledì ha presentato denuncia alla Procura.

«All’inizio abbiamo pensato ad una bufala – racconta Franco Zavatti, coordinatore legalità della camera del lavoro sotto la Ghirlandina – . Poi però abbiamo fatto le nostre verifiche. E tutto torna, specie le garanzie bancarie assicurate da un noto istituto italiano che ha parecchie filiali in Romania. Non c’è ancora una notizia di reato, ma dopo aver contattato la Finanza e l’Ufficio del lavoro, è stata la Procura a dirci che se avessimo formalizzato la denuncia avremmo velocizzato le indagini».

«Ci auguriamo che sia un caso straordinario per dimensione, crudezza e cinismo, palese illegittimità, con fasulla maschera europea di super sfruttamento del lavoro, di moderno caporalato», chiude la nota della Cgil di Modena.

Sul volantino c’è un numero italiano. Potrebbe trattarsi di un promoter. O peggio, del vero proprietario dell’agenzia rumena. Che su internet ha un sito coi fiocchi.

Si tratta della Wsa – Work Support agency di Brasov, città e distretto omonimo al centro del paese. Il sito spiega in maniera più raffinata gli stessi concetti. Una sorta di Spectre del caporalato. Che però asserisce di essere totalmente legale, rispettando la legislazione rumena, il loro Jobs act – «il Codice del Lavoro, aggiornato e modificato, dalla legge 40/2011».

«Siamo un’agenzia di lavoro temporaneo creata sulla base dell’estesa esperienza internazionale del suo fondatore e dei suoi collaboratori, nel mondo della consulenza d’affari e delle risorse umane», viene sottolineato.

Il programma fa tremare i polsi. «Selezioniamo e reclutiamo lavoratori qualificati e non, secondo le richieste specifiche dei clienti interessati. Le persone identificate sono assunte dalla nostra società ai sensi della legislazione romena e sono messe a disposizione dei clienti richiedenti» «in tempi celeri, in conformità con i parametri richiesti» con «riduzione dei costi, offerte personalizzate» per «far fronte facilmente alle fluttuazioni di ordini, nonché di personale dovute alle ferie, vacanze o malattie», «organizziamo nel dettaglio l’arrivo dei lavoratori al luogo di lavoro».

I settori coperti sono innumerevoli: «Autotrasporti: autisti professionali, carrozzieri, meccanici auto, addetti al movimento, amministratori di flotta»; «turismo: receptionist, aiuto cuoco, barman, camerieri e cameriere ai piani»; «settore industriale: operai qualificati o non qualificati, tornitori, fresatori, rettificatori, montatori, saldatori»; «settore sanitario: infermiere professionali, badanti a domicilio», «settore edilizio: operai qualificati o non».

Infine: «il certificato di attestazione fiscale della nostra società garantisce il fatto che regoliamo tutti gli obblighi finanziari, in qualità di datore legale di lavoro dei lavoratori temporanei (Durc)».

E se all’imprenditore italiano tutto ciò non basta, l’agenzia rumena ha pronta anche l’alternativa. L’altra branca in cui è specializzata è «la delocalizzazione». Il costo del lavoro è indentico, ma «l’imposta sul profitto è al 16 per cento».

Sulla questione il senatore di Sel Giovanni Paglia ha presentato una interrogazione parlamentare. «Questo succede a Modena, ma probabilmente anche altrove – ha spiegato – perchè non esiste limite al peggio, se il lavoro è merce e non dignità e diritti. Presenterò un’interrogazione al ministro Poletti, sperando che almeno stavolta si degni di rispondere».