«Israele sta giocando con il fuoco – avvertiva ieri la docente universitaria e storica portavoce palestinese Hanan Ashrawi -, sta deliberatamente creando una situazione di instabilità, insicurezza e violenza, in preparazione dell’annessione totale e della trasformazione dello status del Haram Al-Sharif (la Spianata delle moschee di Gerusalemme, ndr)…Israele non sta solo provocando i palestinesi ma l’intero mondo islamico». Ashrawi non esagera quando mette in guardia da una escalation. Da giorni intorno e sulla Spianata delle moschee – terzo luogo santo dell’Islam, considerato dalla tradizione ebraica il sito dove sorgeva il Tempio – si ripetono gli scontri tra polizia e palestinesi. L’intero mondo islamico segue con ansia e rabbia quanto accade, i giornali arabi ne scrivono ogni giorno, la Lega araba protesta. La comunità internazionale però non vede e non sente.

 

Domenica, a poche ore dall’inizio del Capodanno ebraico, i palestinesi hanno reagito con rabbia all’ennesima “visita” sulla Spianata di gruppi di “turisti israeliani”, in realtà attivisti di gruppi nazionalisti religiosi e messianici. Venti i feriti, decine i dimostranti fermati o detenuti (la polizia ha denunciato di aver trovato anche ordigni artigianali). I “turisti” si sono ripresentati ieri. I palestinesi hanno scagliato sassi, la polizia è intervenuta con dozzine di uomini dei reparti antisommossa. La tensione resterà alta anche nei prossimi giorni. In occasione del Succot, la Festa dei Tabernacoli, i militanti di “Giovani del Monte del Tempio”, “Diritti Umani al Monte del Tempio” di Yehuda Glick e una trentina Ong e “centri studi” che invocano la costruzione del terzo Tempio, si ripresenteranno all’ingresso della Spianata. Gli sviluppi sono imprevedibili. A Gerusalemme è ancora vivo il ricordo dell’uccisione di 20 palestinesi compiuta dalla polizia 25 anni fa, proprio durante il Succot. L’annuncio della “visita” di attivisti dei “Fedeli del Monte del Tempio” di Gershon Solomon, intenzionati a posare la pietra pietra del nuovo Tempio, innescò la strage. Quindici anni fa l’ex premier Ariel Sharon, all’epoca leader dell’opposizione, decise di “passeggiare” sulla Spianata, per affermare la sovranità di Israele sul luogo santo. Fu la scintilla che diede fuoco alle polveri della seconda Intifada palestinese.

 

Netanyahu cerca di placare le proteste della Giordania, custode delle moschee di al Aqsa e della Roccia. Ripete che agli ebrei non è consentito pregare sulla Spianata e che non cambierà lo status garantito dopo l’occupazione di Gerusalemme Est nel 1967, che prevede la gestione del sito religioso affidata al Waqf islamico. Quasi 50 anni dopo, con il sionismo religioso sempre più influente in politica, che gode di importanti sostegni all’interno del governo (in particolare il ministro Uri Ariel) e della Knesset, sale forte la pressione di chi vuole mettere il Monte del Tempio, la Spianata delle moschee, sotto il pieno controllo di Israele. Si procede speditamente in quella direzione grazie al ministro Gilad Erdan, responsabile per la sicurezza interna. Erdan è stato geniale. In pochi mesi è riuscito a rovesciare la narrazione conosciuta dell’intera questione. Fino qualche tempo fa le autorità israeliane erano sulla difensiva e si affannavano a chiarire che la polizia faceva del suo meglio per impedire agli estremisti ebrei di entrare sulla Spianata. Erdan invece parla di “teppisti musulmani” che aggrediscono semplici cittadini ebrei in visita al sito. Una versione prontamente adottata da una porzione significatica dei media internazionali. Su indicazione di Erdan, il ministro della difesa Moshe Yaalon nei giorni scorsi ha proclamato fuorilegge i murabitun e le murabitat, le “sentinelle” che per alcune settimane, mobilitate dal movimento islamico in Israele, hanno protestato dentro e intorno alla Spianata. Infine Erdan ha dato il via libera ad orari per le “visite” dei “turisti ebrei” e per l’ingresso ai musulmani. Nessuno sembra vederlo ma è già in atto una prima spartizione della Spianata. Il modello di riferimento è quello della Tomba dei Patriarchi di Hebron, imposto nel 1994 dopo la strage di 29 palestinesi compiuta dal colono Baruch Goldstein.

 

Il governo Netanyahu intanto sta per varare nuove misure punitive per chi lancia pietre, in reazione anche alla morte avvenuta ieri di un automobilista israeliano in un incidente causato, sospetta la polizia, da sassi scagliati da palestinesi nei pressi di Sur Baher.