Inviare messaggi di felicitazioni, auguri, complimenti e condoglianze può essere un’arte. Da quello che si scrive in poche righe si può capire non solo il grado di intimità con il complimentato, ma anche la capacità di essere originali, profondi, sinceri, eleganti, creativi, ironici oppure se non si sa andare al di là del consueto formalismo. Nei messaggi di felicitazione che alcuni politici italiani hanno inviato al neo presidente eletto Usa si legge quanto alcuni di loro devono ancora lavorare per liberarsi la testa dagli stereotipi sessuali.

FRA I PRIMI a complimentarsi in Italia con Joe Biden ci sono stati Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti, Carlo Calenda e Roberto Gualtieri. Fin qui niente di strano, se non fosse che, a parte il ministro delle finanze, tutti gli altri si sono congratulati solo con Biden dimenticandosi completamente la sua vice Kamala Harris. Eppure è la prima donna a sedere su quella poltrona e per di più è di origini afro-asiatiche, due cose non proprio irrilevanti tant’è che altri politici del mondo se ne sono accorti felicitandosi con la coppia e non solo con il maschio bianco vincente. Per non sbagliare bastava copiare quello che avevano scritto pochi secondi o minuti prima Justin Trudeau (premier canadese), Nicola Sturgeon, (premier scozzese che segnalo per i distratti essere donna in quanto all’estero certi nomi, come Andrea, sono indossati anche da femmine), il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, il presidente francese Emmanuel Macron. E invece no, noi siamo andati sul classico, tanto per citare Louis of Maio, «Congratulations to president-elect Joe Biden». Nel suo caso ci sono voluti due giorni (lunedì nel primo pomeriggio) perché si accorgesse della gaffe e postasse un messaggio anche per Harris, sempre meglio degli altri che proprio non hanno nemmeno fatto finta di metterci una pezza.

E’ EVIDENTE che, come si diceva una volta citando l’astronauta Jack Swigert in orbita sull’Apollo 13 nel 1970, «Houston, qui abbiamo un problema». D’accordo, Giuseppe Conte in questo momento ha un sacco di rogne a cui pensare e poi forse il messaggio gliel’ha scritto il suo portavoce Rocco Casalino che, dall’alto del suo curriculum, vanta la partecipazione al Grande Fratello e non annose relazioni internazionali. D’accordo, sono arrivati tutti, forse, a sabato 7 novembre sfiniti dalla conta eterna e dalla paura di vedere riconfermato alla Casa Bianca il peggior presidente della storia. D’accordo, Calenda è molto impegnato a dare interviste e a litigare su Twitter in virtù della sua candidatura a sindaco di Roma. D’accordo, Zingaretti ha ancora bisogno che qualcuno gli spieghi che recovery fund si pronuncia fand e non faund. Concesse tutte queste attenuati, il buco resta notevole e preoccupante perché denota disattenzione, ma soprattutto l’istinto atavico a non considerare le donne tanto quanto gli uomini, almeno in politica. Poi è vero, c’è chi non fa meglio, come molti giornaloni (vedi Repubblica e Corriere) che nei titoli chiamano la Harris confidenzialmente solo per nome, Kamala, come se fosse la loro cugina. E poi c’è chi fa inorridire, come Libero che, titolando «La vice mulatta ha già rubato la scena a Biden», ci porta diretti nelle caverne, altro che «Houston, abbiamo un problema».
Comunque, il mio premio alla creatività va a Paolo Gentiloni che ha scritto: “Una giornata indimenticabile per l’Europa e la democrazia. Mi sto abbracciando da solo”. Insomma, se la classe non è acqua, l’evoluzione della specie si vede anche dai tweet.

mariangela.mianiti@gmail.com