Eremìa, «solitudine» in greco, è il primo disco da cantautore di Ettore Castagna, dopo tante prove con gruppi di folk progressivo, un’esperienza dipanata in quasi cinquant’anni di musica e ricerca. Da affiancare al lavoro di antropologo, documentarista, scrittore, saggista, concertista. Da qui partiamo per la chiacchierata con Castagna. C’è un tasso molto alto di ospiti in «Eremìa». Un esorcisma della solitudine? In Eremìa si incrociano più storie in realtà. L’album è nato in un momento di acuta solitudine, durante il dramma del Covid. Ho perso amici e parenti e qualche riflessione sul senso di questa vita l’ho fatta. A furia...