Abbiamo incontrato Mateusz Kijowski, leader del «Comitato per la Difesa della Democrazia» (Kod), un movimento spontaneo che offre una risposta dal basso alla politica di «orbanizzazione» forzata in Polonia, voluta dal partito di destra Diritto e giustizia (PiS), al potere a Varsavia dallo scorso ottobre. Il 5 maggio il Kod con altri 7 partiti all’opposizione ha annunciato la nascita della coalizione extraparlamentare «Libertà, uguaglianza, democrazia» che raccoglie anche le principali forze di sinistra del paese.

Come vi siete organizzati?
Il successo è tutto dei cittadini. Ho avuto solo la fortuna di trovarmi al posto giusto e al momento giusto. Il progetto Kod è stata lanciato su Facebook e il giorno dopo già avevo trovati dei volontari disponibili a coordinare le sezioni regionali. Dopo la prima pubblica del movimento in piazza a Varsavia il 2 dicembre scorso, la situazione si è evoluta in tempi ancora più rapidi.

Credi che i Kod sarebbero nati anche con un altro governo alla guida del paese?
Ogni volta che la democrazia e lo stato di diritto sono a rischio, molti cittadini vivono una sensazione di déjà-vu. Chiamatelo pure un meccanismo di difesa sociale. La nostra è molto di più di una semplice crociata contro il PiS e i suoi dirigenti. Pretendiamo il rispetto dei principi e dei valori democratici in Polonia.

Come arrivare al cuore della gente nella Polonia profonda?
Stiamo provando a organizzare dei comizi nei villaggi. Secondo un sondaggio commissionato da Gazeta Wyborcza il 75% dei cittadini sa chi siamo. Le sezioni locali del Kod possono svolgere un ruolo fondamentale in questo processo. E importante trovare argomenti che possano interessare direttamente come l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili in un paese come il nostro che non può fare a meno del carbone.

E ormai più di un decennio che le forze di sinistra sono tagliate fuori dalla vita politica in Polonia. Lei cosa ne pensa?
Siamo un’anomalia a livello europeo. Almeno un quinto dei polacchi voterebbe per una forza di sinistra se soltanto gli elettori non si sentissero traditi dai soliti nomi. L’Alleanza della Sinistra Democratica ha fatto il suo tempo, prova ne è che alle ultime elezioni non è neanche riuscita a entrare in parlamento.

I media parlano di una «orbanizacja» a Varsavia. Cosa hanno in comune la Polonia e l’Ungheria di Orban?
Orban è un leader autoritario, la nostra premier Beata Szydlo è una marionetta nelle mani del leader del PiS Kaczynski. A Budapest ci sarà pure una democrazia illiberale ma l’involuzione autoritaria è avvenuta sfruttando i meccanismi e gli strumenti democratici. Da noi ci si rifiuta di pubblicare le sentenze del Tribunale costituzionale.

La libertà nei mezzi di informazione è a rischio?
Il Ministero del Tesoro ha ottenuto un controllo totale sulle nomine nella televisione pubblica. Uno dei cavalli battaglia del partito di Kaczynski è il fatto che una buona parte dei giornali sono controllati dai tedeschi (Axel Springer e Verlagsgruppe Passau, in primis ndr). Il PiS gioca con lo spauracchio della germanofobia. Ma i gruppi editoriali stranieri in Polonia sono interessati solo al profitto.