«L’Europa va rifondata». Bisogna ricominciare da capo «mettendo al centro le persone», afferma Willy Meyer, il capolista di Izquierda Unida (Iu), l’organizzazione (al 12% nei sondaggi) che in Spagna sostiene Alexis Tsipras. Da due legislature il 62enne Meyer è deputato all’Eurocamera, dove siede fra i banchi della Sinistra unitaria europea (Gue/Ngl).

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Che ruolo rivendica per la sinistra anticapitalista in Europa?

La sinistra vuole e deve innanzitutto restituire il potere alle persone. L’obiettivo è fare in modo che la gente trovi nella politica il necessario contrappeso al potere economico, a cui invece i governi socialdemocratici e conservatori si sono dimostrati totalmente proni. Tutte le forze che compongono il Partito della Sinistra Europea e il gruppo Gue/Ngl (Sinistra unitaria e Verdi nordici, ndr) lavorano invece per mettere l’interesse dei cittadini al di sopra di quello delle grandi multinazionali e creare un’Europa sociale, solidaria e democratica, all’insegna della giustizia sociale e dell’uguaglianza tra stati e cittadini.

In che modo l’Unione europea può contribuire a risolvere i problemi dei paesi in crisi come Spagna o Italia?

Innanzitutto è necessaria una trasformazione dell’attuale modello, che non favorisce gli interessi della maggioranza sociale. Io considero indispensabile l’avvio di un processo costituente che porti a una nuova Carta europea all’altezza dei tempi e quindi a una nuova Unione costruita sulle persone e sul lavoro. Per far ciò servono nuove figure democratiche che dialoghino con la cittadinanza; servono referendum a livello continentale per le decisioni importanti; conti trasparenti e controllati, solidarietà tra i paesi, una politica economica al servizio dei cittadini; ma servono, soprattutto, diritti reali che non restino sulla carta come invece avviene con quelli previsti dalle costituzioni nazionali come quelle italiana, spagnola o portoghese.

Che funzione possono svolgere, invece, i paesi periferici all’interno dell’Unione europea?

Possono e devono lottare contro questa austerità che sta mettendo in serio pericolo il futuro delle nuove generazioni. I tagli, le privatizzazioni, i sacrifici imposti dalla Troika non hanno portato a nulla: lo dimostra il caso della Grecia, che prima dell’applicazione delle politiche neoliberiste imposte della Ue aveva un debito pubblico del 125%, salito dopo la «cura» al 175%. Ma lo dimostra anche il nostro paese, che a fine anno si ritroverà con un debito pari al 100% del Pil. Bisogna rendersi conto definitivamente che il debito pubblico è un problema che ci sta divorando e Izquierda Unida propone due soluzioni: o un condono sostanziale, come già accadde con la Germania negli anni ’50, oppure uno studio che consenta di calcolare l’ammontare del debito generato dall’attività speculativa della banca europea per stornarlo dal totale, com’è avvenuto in Ecuador.

Quali sarebbero le misure più urgenti che Tsipras dovrebbe adottare se fosse eletto Commissario europeo?

Innanzitutto bisognerebbe ridefinire la struttura economica la gestione della moneta unica. L’euro è la sola moneta che non può essere svalutata e che non ha alle spalle un Tesoro pubblico che la metta al servizio dell’economia reale anziché della finanza. Ma del resto la Bce è un covo di speculatori, che non fanno politica per gli stati e per i cittadini, bensì per le entità bancarie a cui prestano denaro affinché anch’esse possano speculare sui i debiti nazionali degli stati. Izquierda Unida, il Partito della Sinistra Europea e il gruppo Gue/Ngl, sono attualmente l’unica alternativa a questo schema, le uniche forze che stanno lottando a tutti i livelli contro la Troika.

Che Spagna ha visto durante la campagna elettorale?

Una Spagna che sta pagando caro il conto delle politiche d’austerità. E infatti tutta la nostra campagna è stata una grande mobilitazione sociale contro i responsabili di queste politiche. Negli ultimi anni abbiamo partecipato a scioperi, ci siamo battuti contro gli sfratti, abbiamo lottato per le strade insieme ai cittadini spagnoli. E la gente tutto questo ce lo riconosce: non per nulla il nostro slogan elettorale è «potere della gente». Adesso è venuto il momento di trasformare queste mobilitazioni in un voto, perché è importante essere organizzati nelle piazze, ma lo è anche avere voce presso le istituzioni. È l’unica possibilità per costruire un’Europea con un salario minimo per i lavoratori, con impieghi di qualità, impegnata sul piano ecologico, con servizi pubblici di qualità: educazione sanità, un reale diritto alla casa… Il futuro dell’Europa, non c’è dubbio, passa per l’Unione europea, ma passa soprattutto per il benessere e la dignità dei suoi cittadini. Se non c’è futuro per le persone, non c’è nemmeno per l’Europa.